Ti è mai capitato di uscire di casa, scendere le scale, raggiungere l’auto e domandarti “ho chiuso la porta a chiave? Ho spento i fornelli?”

Questo accade quando non si è presenti nel momento in cui si svolge l’azione. Ma cosa significa?
“Essere presenti” è un concetto che si può trovare in molte tradizioni spirituali, che però nel tempo si è esteso oltre, coinvolgendo la psicologia, la medicina e le neuroscienze, che si riferisce al porre un’attenzione intenzionale e consapevole a quello che si sta vivendo nel momento presente e in maniera non giudicante. Mindfulness, infatti, è la traduzione occidentale della parola sati che significa presenza mentale, consapevolezza, essere nel corpo.

Uno dei pionieri della mindfulness moderna è il biologo Jon Kabat-Zinn, fondatore della Clinica per la riduzione dello stress presso l’Università del Massachussetts. Secondo il suo approccio, la mindfulness è una pratica di consapevolezza che permette di accogliere qualsiasi esperienza, che sia positiva o negativa, osservarla con gratitudine lasciando andare il giudizio riguardo alle nostre emozioni e ai nostri pensieri, aiutando a riconnetterci con noi stessi.

Talvolta si collega erroneamente la pratica della mindfulness a uno stato di beatitudine mistica, di benessere legato a una condizione di rilassamento dovuto allo svuotamento della mente o al fermare il flusso dei pensieri; al contrario, questa pratica è riconoscere i propri sentimenti e identificarsi con ciò che si è veramente, riconoscere gli automatismi della mente e non lasciarsi sopraffare, accogliere l’esperienza nel momento presente, lasciando andare il passato e il futuro.

Uno dei fulcri principali è abbandonare la modalità del fare per entrare nella modalità dell’essere (being mode), rimanendo sull’osservazione di ciò che accade dentro di noi, con gentilezza verso noi stessi, anche quando non riusciamo nella pratica.

MINDFULNESS DI STATO E DI TRATTO

Molteplici studi hanno evidenziato i correlati emotivi/affettivi e conseguenze della mindfulness rilevando che esistono variazioni sia tra individui in relazione alla mindfulness, sia all’interno dello stesso individuo in base al momento. Per queste variazioni, la mindfulness si differenzia in: mindfulness di stato, ossia quella indotta in un setting come lo studio, fa riferimento alla meditazione momentanea e situazionale; mindfulness di tratto, ovvero la disposizione verso l’esperienza quotidiana, fa riferimento a quelle caratteristiche di esperienza e presenza.

I BENEFICI DELLA MINDFULNESS

La mindfulness attiva differenti circoli di benessere, tra cui quelli delle capacità cerebrali, della salute e benessere, della felicità e realizzazione e della consapevolezza di sé e delle proprie capacità relazionali. I benefici di questa pratica sulla salute, infatti, vanno dalla riduzione dello stress e del dolore fisico cronico, dell’ansia, al miglioramento dei ritmi del sonno, del proprio rapporto con il cibo, al miglioramento delle proprie capacità attentive, fino a un a maggiore capacità di non ricadere nella depressione e nella dipendenza.

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Anita Della Corte Psicologa e Mindfulness professional trainer & clinical therapist

BIBLIOGRAFIA Gunaratana, H. (1995). La pratica della consapevolezza: in parole semplici. Ubaldini. Kabat-Zinn, J., & Sabbadini, A. S. (2019). Vivere momento per momento: come usare la saggezza del corpo e della mente per affrontare lo stress, il dolore, l’ansia e la malattia. Corriere della sera. Kabat-Zinn, J. (2011). Dovunque tu vada, ci sei già. Corbaccio. Williams, M., & Penman, D. (2014). Metodo mindfulness. Edizioni Mondadori.