da Centro Flegreo
Che cos’è il disturbo.
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità è un disturbo di personalità caratterizzato da una preoccupazione pervasiva e diffusa per l’ordine, il perfezionismo ed il controllo mentale ed interpersonale a discapito della flessibilità, dell’apertura e dell’efficienza che compare entro la prima età adulta e si manifesta in una varietà di contesti con la presenza di almeno quattro dei seguenti sintomi:
- preoccupazione per i dettagli, le regole, i programmi, le liste, l’ordine, l’organizzazione o gli schemi al punto da perdere di vista lo scopo principale dell’attività;
- sforzo di fare qualcosa di perfetto che interferisce con il completamento del compito;
- eccessiva dedizione al lavoro e alla produttività (non determinata da necessità finanziarie), con conseguente abbandono delle attività per il tempo libero e per gli amici;
- esagerata coscienziosità, scrupolosità, inflessibilità in tema di moralità, etica o valori (non giustificata dall’appartenenza culturale o religiosa);
- incapacità di gettare via oggetti consumati o di nessun valore anche quando non hanno alcun significato affettivo;
- riluttanza a delegare compiti o a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano esattamente al suo modo di fare le cose;
- approccio avaro nello spendere per se stessi e per gli altri in virtù di una visione del denaro come di qualcosa da conservare per futuri disastri;
- rigidità e testardaggine.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità è quindi caratterizzato da una marcata tendenza a preoccuparsi delle regole e dell’ordine; dalla presenza di atteggiamenti e comportamenti perfezionistici che ostacolano la possibilità di portare a termine i propri compiti, impegni ed attività; dalla riluttanza a delegare e a collaborare; dalla testardaggine e dalla rigidità su temi di etica e moralità ed infine dalla difficoltà ad esprimere le emozioni e dal bisogno di controllo nel lavoro e nelle relazioni interpersonali.
Come si manifesta.
Le persone che soffrono di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo di personalità tendono ad adottare comportamenti ed atteggiamenti coerenti con le seguenti caratteristiche: rigida applicazione delle regole e dei principi in cui credono; coscienziosità e scrupolosità in materia di moralità e di etica; adesione alle norme e convenzioni sociali; organizzazione rigida e meticolosa della vita quotidiana; eccessiva dedizione al lavoro, al punto tale da occupare gran parte del tempo in attività produttive ed impedire l’accesso a momenti di svago; perfezionismo che interferisce con la capacità di prendere decisioni e di portare a termine le attività programmate; elaborazione di schemi, liste, programmi e gerarchie relativi allo svolgimento di un compito; accumulo di oggetti consumati o di nessun valore; avarizia e mancanza di generosità, in quanto considerano il denaro come qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future.
Chi soffre di un Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità nelle relazioni tende ad adottare un comportamento molto formale, educato e corretto; può adottare un atteggiamento giudicante e critico, a volte controllante e punitivo verso le persone che non soddisfano i suoi standard di funzionamento o, in altre occasioni, mostrarsi compiacente e fintamente ossequioso nei confronti di chi percepisce come autorevole.
Nel lavoro o nello studio, a causa della rigidità e del perfezionismo, sono riluttanti a delegare lo svolgimento dei compiti e tendono a non riuscire ad adottare comportamenti cooperativi nei gruppi pretendendo che gli altri si comportino in maniera subordinata ed accettino le regole e i metodi che scelgono e stabiliscono.
Emotivamente manifestano una grande difficoltà ad esprimere i propri vissuti e a comunicare calore e premura nei confronti degli altri; allo stesso modo i sentimenti aggressivi risultano tendenzialmente non espressi e contenuti così come qualsiasi indicazione sui propri interessi personali, che vengono inibiti per poter dar spazio e andare incontro ai desideri altrui. Ansia, paura e rabbia sono le emozioni maggiormente sperimentate: ansia relativa all’eventualità che future catastrofi si verifichino; paura di esser giudicati negativamente e disapprovati, rabbia e ostilità nei confronti degli altri per l’impossibilità di esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni.
Le persone con un Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità appaiono inoltre testardi e rigidi, fino ad arrivare al punto di rimanere inflessibilmente ancorati alle proprie idee e convinzioni; sono riluttanti a prendere in considerazione il punto di vista degli altri e ad accettare idee diverse dalle proprie.
Tipicamente queste persone hanno pensieri del tipo: “ci sono comportamenti e decisioni giuste e sbagliate”, “Se sbaglio vuol dire che ho fallito e merito di essere criticato per questo”, “i dettagli sono essenziali”, “il fallimento è intollerabile”, “le persone dovrebbero sempre mettercela tutta in ciò che fanno”, “senza le mie regole non posso farcela”, “devo tenere tutto sotto controllo, sempre”, “perdere il controllo è intollerabile e pericoloso”.
Come riconoscerlo.
Le caratteristiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità sono rilevabili in tante persone per le quali non è possibile fare una diagnosi di disturbo in quanto tali caratteristiche possono rivelarsi particolarmente utili e funzionali in diversi aspetti ed aree della vita. Si può infatti parlare di Disturbo di personalità solo quando queste caratteristiche interferiscono in maniera rilevante con la capacità di lavorare e di costruire relazioni intime.
I principali indicatori di un Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità sono: ansia costate che anticipa e/o accompagna compiti e prestazioni; una tendenza eccessiva e marcata verso l’ordine e l’organizzazione che si manifesta attraverso la costruzione di liste, programmi, schemi che tendono a far perdere di vista il compito principale; il perfezionismo e l’attenzione esagerata ai dettagli; il senso di colpa provato nel momento in cui non si ritiene di soddisfare i propri standard etici o lavorativi o quando si ritiene di essere stati irresponsabili, disattenti o superficiali; una marcata difficoltà a prendere decisioni e nel portare termine compiti o attività;
comportamenti ed atteggiamenti caratterizzati da rigidità, passività, bisogno di controllo, testardaggine; un’eccessiva dedizione al lavoro e a tutto ciò che ha a che fare con la produttività, che si accompagna all’evitamento di attività correlate con il piacere, il divertimento, il rilassamento; una coscienziosità eccessiva coniugata a rigidi standard etici e morali; una difficoltà a delegare e a collaborare con gli altri.
Spesso coloro che hanno questo disturbo arrivano in psicoterapia manifestando stati d’ansia o periodi depressivi. Tipicamente queste persone presentano anche problemi nelle relazioni familiari,spesso alimentati dal loro perfezionismo e dall’inflessibilità con cui declinano le loro regole di comportamento. Questi pazienti possono soffrire anche di disturbo ossessivo-compulsivo, anche se le due entità sono distinte. La personalità ossessivo-compulsiva è, inoltre, tra quelle più frequenti nei disturbi del comportamento alimentare.
Quali sono le conseguenze.
Le persone che soffrono di un Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità portano con sé una marcata compromissione della vita lavorativa, relazionale ed affettiva.
Da un punto di vista lavorativo, la rigida tendenza al perfezionismo ed all’organizzazione dettagliata delle attività da svolgere interferisce pesantemente con la capacità di portare a termine i compiti programmati e di prendere decisioni. Unitamente a ciò, la riluttanza a delegare ad altri lo svolgimento dei compiti, insieme all’aspettativa che gli altri aderiscano rigidamente alle proprie regole e metodi, rende la collaborazione e la cooperazione con tali pazienti estremamente complessa. Da un punto di vista relazionale ed affettivo invece, l’eccessiva dedizione al lavoro ed alla produttività, porta i pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità a ridurre fino ad eliminare le attività di svago e le amicizie. Allo stesso modo, una rigida adesione alla convenzioni sociali ed un’estrema coscienziosità su questioni di moralità e di etica, porta tali pazienti a stabilire relazioni nelle quali risultano estremamente inflessibili e critici, sia nei confronti di se stessi che degli altri, rispetto al perseguimento dei principi in cui fermamente credono. Infine, la difficoltà ad esprimere emozioni di calore e di premura verso gli altri, unitamente alla mancanza di generosità, porta tali pazienti a strutturare relazioni interpersonali il più delle volte formali e superficiali, prive di intimità e calore e animate piuttosto da atteggiamenti di controllo interpersonale.
da Centro Flegreo
Il Disturbo Narcisistico di Personalità è un disturbo di personalità caratterizzato da un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia che compare entro la prima età adulta e si manifesta in una varietà di contesti con la presenza di almeno cinque dei seguenti sintomi:
- senso grandioso di importanza (ad es. esagera risultati e talenti, si aspetta di essere considerato superiore senza una motivazione adeguata);
- assorbimento in fantasie di successo, potere, fascino e bellezza illimitati, o di amore ideale;
- l’idea di essere speciale e unico e di poter essere capito solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe elevata
- richiesta di eccessiva ammirazione;
- sensazione di diritto cioè l’irragionevole aspettativa di speciali trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative);
- sfruttamento interpersonale (si approfitta degli altri per i propri scopi);
- mancanza di empatia (è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri);
- tendenza ad essere invidioso degli altri o a credere che gli altri siano invidiosi
- atteggiamenti o comportamenti arroganti e presuntuosi.
La principale caratteristica del disturbo narcisistico di personalità risiede nella tendenza a reagire in maniera difensiva quando la persona sente una ferita al valore personale. Tale reazione consiste spesso nell’adozione di atteggiamenti caratterizzati da superbia, arroganza, disprezzo nei confronti degli altri, che vengono ritenuti causa dei propri problemi. Le persone con un disturbo narcisistico di personalità ritengono di essere individui unici e speciali, si aspettano di ricefere lodi ed approvazione per le loro superiori qualità personali e restano sbigottiti quando non ottengono i riconoscimenti che credono di meritare. In tali momenti spesso comiciano a rimuginare in maniera astiosa su tale sconcertante mancanza da parte dell’altro.
Le persone con disturbo narcisistico di personalità tendono inoltre a reagire alle critiche sperimentando da una parte una rabbia intensa e dall’altra una profonda vergogna.
Credendo di possedere qualità speciali, essi presumono di poter essere capiti (e, pertanto, di dover frequentare) unicamente persone come loro speciali, prestigiose, appartenenti a classi sociali elevate o dotate di qualità intellettuali fuori dal comune.
Si aspettano e richiedono un’eccessiva ammirazione da parte di chi li circonda; ritengono che, in virtù dell’essere individui speciali e dotati di qualità superiori, tutto sia loro dovuto e che debbano ottenere trattamenti di favore implicanti in particolar modo la soddisfazione immeriata delle loro esigenze e priorità, alle quali si aspettano che gli altri si sottomettano e diano la precedenza assoluta. Quando questo non si verifica diventano furiosi e pieni di rabbia, assumendo atteggiamenti e comportamenti animati da un profondo disprezzo. Tale senso di diritto, unito alla mancanza di sensibilità per i desideri e le esigenze degli altri, finiscono spesso per sfociare in comportamenti ed attegiamenti caratterizzati dalla manipolazion e dallo sfruttamento interpersonle: le persone con un disturb narcisistico di personalità infatti spesso creano legami di amicizia o relazioni sentimentali unicamente se hanno la certezza che l’altro possa essere loto utile per soddisfare I propri scopi, in primo luogo quello rappresentato dal desiderio di potenziare e rafforzare la stima di sè ed il valore personale. Si aspettano inoltre la complete e totale disponibilità dell’altro, disposti ad abusarne incuranti ed indifferenti delle conseguenze. In tale gioco, l’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione, per poi essere bruscamente ed aspramente svalutato quando tale funzione si è esaurita.
Le persone con disturb narcisistico di personalità mancano di empatia, mostrandosi incapaci (e indifferenti) nel riconoscere i sentimenti ed i bisogni altrui e profndamente incompetenti nella possibilità di identificarsi con essi. Nelle occasioni in cui riescono a cogliere l’esperienza soggettiva dell’altro, essa viene generalmente svalutata e denigrata, considerata l’espressione di una strutturale debolezza e di uno scarso valore personale dell’altro.
Nelle relazioni si mostrano distaccati ed emotivamente freddi, poco attenti ed interessati al dolore che creano in chi li circonda a causa delle loro osservazioni e considerazioni, spesso espresso con disprezzo ed altezzosità. Tale distacco aumenta quando percepiscono gli altri come bisognosi di aiuto e supporto.
Le persone che soffrono di un disturbo narcisistco di personalità sono spesso assorte in fantasie di successi importanti, di potere, fascino, bellezza, amore ideali; provano invidia nei confronti degli altri o, all’opposto, sono convinti che gli altri ne provino nei loro riguardi. Solitamente invidiano agli altri successi e proprietà, ritenendo di meritare più di loro i privilege di cui godono o i risultati che hanno raggiunto; tendono a svalutare il contributo degli altri ogniqualvolta questi ultimi ottengono riconoscimenti o apprezzamento per il loro operato.
Come si manifesta
Le persone con un disturbo narcisistico di personalità nella maggior parte dei casi chiedono un aiuto specialistico nel momento in cui sviluppano stati depressivi che non riescono a sostenere. Generalmente i fattori innescanti tali stati depressivi sono rappresentati da relazioni difficoltose o in qualche maniera problematiche o da rotture sentimentali, da un mancato riconoscimento in ambito lavorativo, da perdite o insuccessi che minano il senso di grandiosità innescando vergogna e umiliazione da un lato, e vissuti di sconforto, fallimento e sconfitta dall’altro, da un senso di insoddisfazione diffusa per la propria vita. Ciò che è alla base della depression narcisistica è la discrepanza tra le aspettative idealizzate e la realtà: la mente si focalizza sugli ideali insoddisfatti e sulle aspettative grandiose deluse, sui limiti dell’ambiente circostante nel sostenere e favorire la realizzazione di quanto atteso. Ciò innesca un senso di disperazione, concretizzato dalla deludente conclusione che “le cose non vanno mai realmente bene ed i sogni non si avvereranno mai”, e caratterizzato da un massiccio evitamento ed esclusione dai contatti sociali, per tentare di non esporsi ai fantasticati giudizi negativi circa la propria situazione di sofferenza. Unitamente a questi stati depressive si è visto come altre condizioni emotive e psicologiche possano essere la motivazione che spinge chi soffre di disturbo narcisistico di personalità ad avvicinarsi alla terapia: ansia sociale, ipocondria o abuso di sostanze psicoattive ed alcool.
La grande sensibilità al giudizio, che si manifesta prevalentemente nella forma di un’intensa preoccupazione per difetti nell’immagine e nelle prestazioni, può concretizzarsi come ansia sociale, trovando la sua espressione più intense nel momento in cui tali individui ricercano l’attenzione dell’ambiente e, contemporaneamete, ne temono la disapprovazione. Nell’ipocondria, la focalizzazione sulla cura del corpo rappresenta una modalità socialmente accettabile per poter concentrare le attenzioni ed il tempo su se stessi, ottenendo anche la comprensione e la considerazione dell’ambiente; nello stesso tempo, la vulnerabilità o le limitazioni fisiche possono costituire una giustificazione al fallimento delle aspettative grandiose. L’abuso di sostanze psicoattive e di alcool, consente il raggiungimento di un liberatorio senso di sollievo dal dolore provato, favorendo anche, in maniera collaterale, il raggiungimento di stati di grandiosità e potenza. Il vissuto di essere speciali e di possedere abilità fuori dal commune consente al narcisista di evitare di ammettere la propria dipendenza da droga o alcool, alimentando la convinzione illusoria di poter sfuggire alle trappole e agli effetti negative della dipendenza e al poterla gestire a proprio piacimento.
In altri casi le persone con disturbo narcisistico di personalità possono decidere di inziare un percorso terapeutico spinti da uno stato di profonda rabbia, che talvolta può assumere la forma di maltrattamenti ed aggressioni, sia verbali che fisiche, nei confronti dell’altro, vissuto come invalidante o critico. Queste circostanze sono legate alla presenza di aspetti paranoidei, che trovano la loro manifestazione in convinzioni del tipo “io contro il mondo”, alimentate dall’idea che l’invidia altrui possa innescare l’intenzione di danneggiarli attraverso il disprezzo, la svalutazione, la minaccia alla loro autostima e al loro valore personale. In queste circostanze il narcisista tende ad attribuire agli altri la responsabilità dei propri insuccessi e ad attivare comportamenti compulsivi, (es. sedurre, iperlavorare) finalizzati al consolidamento della propria superiorità ed il proprio potere. Nonostante l’intensità della sofferenza vissuta dal narcisista sia spesso notevolmente elevata, la radicata convinzione che “chi sta male è debole e fragile e chi è debole è giudicato negativamente e sottomesso” impedisce loro di chiedere aiuto e di manifestare con chiarezza il proprio dolore e disagio, con la conseguente adozione di atteggiamenti caratterizzati da un profondo distacco nei confronti delle proprie difficoltà. A ciò si aggiunge anche l’impedimento, caratteristico di chi soffre di un distrbo narcisistico di personalità, ad accedere ai propri stati interni riconoscendo ed identificando le proprie emozioni, bisogni e desideri; il discorso del narcisista è spesso astratto e teorico, poco centrato sulla narrazione di episodi di vita. In tali situazioni l’esperienza interna del narcisista assume la forma e le caratteristiche di un profondo senso di vuoto, nel quale l’esperienza emotiva è spenta ed I contatti relazionali evitati. Questa condizione non è descritta come sgradevole ma, piuttosto, come protettiva: il narcisista, chiuso nel suo bozzolo, lontano dal mondo nella sua torre d’avorio, è al sicuro ed intoccabile.
L’autostima e l’immagine di sé risultano centrali negli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità: essi hanno una percezione di sé esageratamente positiva; tuttavia, dietro una facciata altezzosa, nascondono un senso di debolezza e di inadeguatezza, nonché una bassa stima di sé, che viene “smascherata” ogni volta che l’ambiente non fornisce l’ammirazione e l’approvazione attese. Quando però accedono alla percezione della propria difficoltà o debolezza non si aspettano di essere aiutati – e quindi a fatica chiedono una psicoterapia – ma di essere sottomessi. Tendono invece all’autosufficienza all’isolamento protettivo.
Come riconoscerlo
Molti individui possono presentare tratti di personalità narcisistica ma unicamente quando essi risultano particolarmente rigidi, inflessibili, persistenti e maladattivi, causando così un’importante compromissione del funzionamento della persona ed una marcata sofferenza soggettiva, si configura la presenza di un disturb narcisistico di personalità.
I principali indicatori di un disturbo narcisistico di personalità sono:
- ritenere che la gente non apprezzi le proprie doti elevate e le proprie qualità speciali;
- pensare che nella propria vita i conti non tornano (ee. pensare di aver avuto meno successo di quello che ci si aspettava o che si pensa di meritare; provare un senso di vuoto, apatia e noia nonostante le realizzazioni personali);
- considerare estremamente importante (se non necessario e vitale) ricevere l’attenzione e l’ammirazione di altre persone (soprattutto di alcune considerate particolarmente significative per questioni di valore e/o amabilità);
- credere che tutto sia dovuto, convinzione che porta la persona a pretendere di ricevere trattamenti di favore o ad aspettarsi un’immediata e necessaria soddisfazione delle proprie richieste;
- tendere a nascondere le proprie difficoltà;
- sentire un senso di distanza nelle relazioni affettive, dare loro poca importanza o di ritenere il partner una figura secondaria ed accessoria nella propria esistenza;
- ostentare comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi;
- sentire in maniera ricorrente di non essere compresi dagli altri o di poter essere compresi solo da persone ritenute “speciali”.
Quali sono le conseguenze.
Le persone che soffrono di un disturbo narcisistico di personalità spesso sono accompagnate da una marcata e rilevante compromissione della vita lavorativa, affettiva e sociale. La vulnerabilità nell’’autostima li rende, da un punto di vista relazionale, intensamente sensibili alle critiche ed ai giudizi negative che, sebbene non venga dimostrato esternamente, vengo vissuti come vere e proprie umiliazioni e, pertanto, fonte di svilimento, sconforto e profonda vergogna. La reazione alle critiche a volte può manifestarsi con una rabbia intensa accompagnata da sdegno e disprezzo, in altri casi, invece, può innescarre forme di evitamento o di ritiro sociale alimentate di vissuti di vergogna ed inadeguatezza. Il narcisista se contraccambia ad un favore o risponde ad un obbligo morale è generalmente mosso dal bisogno di ammirazione piuttosto che da motivazioni inerenti il riguardo o l’attenzione nei confronti del destinatario del suo gesto.
Da un punto di vista lavorativo, sebbene l’elevata ambizione possa condurre tali individui a risultati significativi, l’intolleranza alle critiche tende a compromettere gravemente la loro performance. In tale contesto di significato, il funzionamento lavorativo e, più in generale, il rendimento nelle loro prestazioni può essere piuttosto modesto a causa della difficoltà del narcisista di esporsi ed accettare il rischio di un fallimento o di una sconfitta.
Infine, da un punto di vista affettivo, l’eccessiva richiesta di ammirazione, unitamente all’assunzione di atteggiamenti arroganti da una parte, noncuranti e distaccati dall’altra, compromettono enormemente la qualità delle relazioni. In generale l’area dei rapport affettivi è molto compromessa in questo disturbo: le relazioni sono poco piacevoli per la persona stessa e questo può essere causa di intensa sofferenza per il partner.
da Centro Flegreo
Che cos’è il disturbo
Il disturbo di personalità Borderline è caratterizzato da una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali dell’immagine di sé e dell’umore e da una marcata impulsività nei comportamenti. Non sono soggetti in costante agitazione ma possono presentare anche periodi di relativa stabilità.
La loro estrema reattività al disagio interpersonale li rende particolarmente vulnerabili al rifiuto e alla separazione che li possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, dell’attività cognitiva e del comportamento. Sono sovente afflitti da sentimenti cronici di vuoto per cui possono costantemente ricercare qualcosa da fare o ingaggiando condotte promiscue, abusando di sostanze, o attuando comportamenti auto-lesivi. A volte sono così poco in contatto con la realtà da evidenziare brevi episodi paranoici.
Come si manifesta
La caratteristica centrale di questo disturbo è una forte difficoltà a regolare le proprie emozioni dando vita a reazioni emotive spesso sproporzionate alla situazione. Questa forte instabilità emotiva rende il soggetto confuso riguardo a mete, priorità, sentimenti e senso d’identità.
Il soggetto presenta una sorta di vulnerabilità emotiva per cui le emozioni hanno un effetto amplificato per durata e intensità. Questo rende difficile la possibilità di regolare l’emotività che spesso diventa incongrua con la situazione e genera spesso un sensazione caotica e di allarme nel soggetto e in chi è implicato nell’interazione con lui. Un’altra tendenza tipica del soggetto borderline è la tendenza a idealizzare e immediatamente dopo a svalutare l’altro in seguito anche ad una piccola dimenticanza; se si sente ferito il soggetto Borderline tende a percepire l’altro come minaccioso o giudicante e arriva a manifestare un’intensa ideazione paranoide con relativi comportamenti di ostilità. Questa difficoltà ad integrare diverse visioni dell’altro con il quale interagisce, tende a ripercuotersi ciclicamente sulle relazioni e sul mondo degli affetti generando un’instabilità nella percezione di sé e degli altri
Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo e i loro sforzi disperati per evitare l’abbandono possono includere azioni impulsive come i comportamenti auto lesivi e improvvisi attacchi di rabbia o ansie intense. Spesso li soggetto transita anche in stati di vuoto emotivo che possono esitare in comportamenti e condotte pericolose che il soggetto mette in atto per uscire da questo stato.
Come riconoscerlo
Le manifestazioni sintomatiche del Disturbo Borderline di Personalità possono confondersi con altri disturbi ma quello che le rende peculiari del DBP è che risultano temporanei e dipendenti dallo stato del paziente o dal contesto interpersonale e non sono stabili come in altri disturbi.
Il disturbo borderline di personalità ha infatti delle caratteristiche in comune con il disturbo bipolare, tuttavia, è caratterizzato da oscillazioni dell’umore più rapide e dipendenti dalle relazioni interpersonali.
Il senso di confusione riguardo alla propria identità può essere poi confuso con il disturbo dissociativo dell’identità, ma anche in questo caso le fluttuazioni sono più rapide e legate a contesto interpersonale.
Tipiche manifestazioni anche del disturbo istrionico di personalità e del disturbo dipendente di personalità sono il timore dell’abbandono da parte delle persone significative, il senso di vuoto e l’idea di essere inadeguato e in qualche modo sbagliato. Il Disturbo Borderline di Personalità si distingue da questi ultimi due per l’autodistruttività, la rottura con rabbia di relazioni strette e i sentimenti cronici di profondo vuoto e solitudine. L’individuo con Disturbo Dipendente di Personalità, ad esempio reagisce alle minacce di separazione aumentando le concessioni e la sottomissione, o ricerca urgentemente una relazione sostitutiva per ottenere accudimento e supporto.
Quali sono le conseguenze
Le conseguenze tipiche del disturbo Borderline sono una compromissione delle attività lavorative e scolastiche per una difficoltà a mantenere una continuità nel rendimento lavorativo, difficoltà alimentata dall’intensa instabilità emotiva. Nel contesto delle relazioni interpersonali, si evidenzia spesso una più generale difficoltà a mantenere relazioni interpersonali stabili con conseguenti periodo di isolamento sociale. I soggetti Borderline spesso fanno abuso di alcool e di droghe e un qualche caso anche ad attività sessuali poco prudenti. In casi estremi fanno ricorso ad atti auto lesivi.
Disturbo Istrionico di personalità
Che cos’è il disturbo
Le caratteristiche essenziali del Disturbo Istrionico di Personalità sono un’emotività pervasiva ed eccessiva e un comportamento di ricerca di attenzione perché i soggetti con questo disturbo si sentono a disagio o non apprezzati quando non sono al centro dell’attenzione. Tipicamente hanno la convinzione di essere inadeguati e incapaci ad affrontare la vita da soli. Questa convinzione è tipica anche di altri disturbi (come la depressione, il disturbo dipendente di personalità o il disturbo borderline di personalità) ma quello che caratterizza questo disturbo è la risposta che il soggetto mette in atto per garantirsi la vicinanza dell’altro; ricerca attivamente di attirare l’attenzione su di sé per trovare il modo di assicurarsi che i propri bisogni siano soddisfatti dagli altri. I modi per attirare l’attenzione possono essere di natura seduttiva o teatrale, ingigantendo problemi reali o spesso provocando l’altro attraverso l’istigazione.
Come si manifesta
Sentendosi a disagio se non al centro dell’attenzione, questi soggetti tendono continuamente a catturare l’interesse degli altri con comportamenti teatrali, provocatori o seduttivi. Tendono spesso ad incarnare in maniera esagerata i ruoli sessuali per cui possiamo avere la “femme fatale” o il “macho prestante” e comunque costantemente utilizzano l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé
La loro espressione emotiva risulta spesso esagerata, infantile e indirizzata ad evocare compassione o attenzione (spesso erotica o sessuale) da parte degli altri. La seduzione spesso non è finalizzata ad un interesse sessuale ma piuttosto a garantirsi la vicinanza dell’altro. Le loro modalità interpersonali induco facilmente le persone a coinvolgersi emotivamente con loro ma i rapporti sono spesso superficiali e transitori.
La costante attenzione nel cercare di impressionare gli altri li porta a sperimentare un senso di identità molto vago; spesso sono intolleranti alla noia e cercano gratificazioni immediate dei propri bisogni e per superare le frustrazioni ricercano attività nuove ed eccitanti, compromettendo quelle in corso come trascurare un rapporto duraturo per ricercare l’eccitazione in una nuova relazione. E’ suggestionabile, cioè, facilmente influenzato dagli altri e dalle circostanze e perciò molto volubile e incostante.
Come riconoscerlo
Le caratteristiche del DIP possono essere presenti anche in altri disturbi. L’estrema seduttività, il comportamento manipolatorio e la ricerca di forti emozioni, sono caratteristiche anche del Disturbo Borderline di Personalità ma in quest’ultimo caso sono presenti anche comportamenti autolesivi, instabilità relazionale dovuta a sfuriate colleriche, oscillazioni dell’identità e una sensazione di vuoto molto inteso. Inoltre la ricerca di attenzioni è tipica anche nel Disturbo Narcisistico di Personalità ma mentre quest’ultimo cerca di attirare l’attenzione per la sua presunta superiorità, l’istrionico sfrutta anche le sue fragilità per manipolare le relazioni. In ultimo, l’idea di essere incapaci di affrontare la vita da soli e tipica anche del disturbo dipendente di personalità ma non presenta la teatralità nel comportamento e la superficialità nella relazione.
Quali sono le conseguenze
Le strategie manipolatorie del paziente con DIP tendono a logorare i rapporti interpersonali nei diversi contesti di vita. Il comportamento è spesso inopportuno nei contesti lavorativi, mentre può esasperare le relazioni intime per le continue lamentele con le quali richiede sostegno; può apparire agli occhi dei conoscenti poco autentico per via della drammatizzazione con la quale esprime le sue emozioni. Tutto questo comporta una seria difficoltà per il paziente a vivere con continuità e serenità le relazioni interpersonali.
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Il Disturbo Antisociale di Personalità, in passato denominato psicopatia o sociopatia, è un disturbo caratterizzato da un modello pervasivo di disprezzo e inosservanza per le regole e le leggi altrui, che si manifesta in un soggetto maggiorenne, da quando aveva almeno 15 anni, con la presenza di almeno tre dei seguenti sintomi:
- inosservanza della legge, rivelata ed indicata da azioni ripetutamente commesse che sono motivo di arresto;
- disonestà, evidenziata dal mentire ripetutamente, dall’utilizzare pseudonimi, dal truffare gli altri per guadagno personale o per piacere;
- impulsività o incapacità di pianificazione;
- facile provocabilità o aggressività: manifestata in frequenti scontri fisici e nella tendenza ad aggredire facilmente gli altri;
- tendenza all’assunzione di comportamenti o atteggiamenti incauti ed incuranti della propria ed altrui sicurezza;
- irresponsabilità, evidenziata ad esempio dall’incapacità di far fronte a obblighi finanziari o di sostenere un’attività lavorativa con continuità;
- mancanza di rimorso per le azioni compiute, rivelata dall’indifferenza o dall’utilizzo della razionalizzazione nel ferire o maltrattare gli altri;
- presenza di un Disturbo della Condotta con esordio precedente ai 15 anni.
Le persone che soffrono di un Disturbo Antisociale fanno fatica estrema a conformarsi alla legge e alle norme morali; esse infatti spesso compiono atti illegali (es. truffare, rubare, distruggere o danneggiare la proprietà altrui) e/o attuano comportamenti manipolativi (es. mentire, simulare, creare false identità). Tutto ciò finalizzato allo scopo di trarne profitto, vantaggio o piacere personale, ad esempio ottenendo denaro, potere, sesso. Caratteristica peculiare del disturbo è l’assenza o la scarsità di rimorso mostrato e provato per le conseguenze delle azioni compiute; queste persone infatti, dopo aver danneggiato, ferito, sfruttato qualcuno si mostrano emotivamente indifferenti o tendono a fornire spiegazioni razionalizzanti del loro comportamento. Il Disturbo Antisociale di Personalità è inoltre caratterizzato in maniera distintiva da impulsività, facile irritabilità, aggressività.
Come si manifesta
Chi soffre di un Disturbo Antisociale di Personalità si comporta manifestando noncuranza per la legge e le norme morali; quando incorre in difficoltà e problemi legali o sociali tende ad attribuirne cause e responsabilità agli altri e a loro supposte mancanze piuttosto che a se stesso e al proprio comportamento, presentandosi nel ruolo di vittima. I contenuti emotivi più frequentemente vissuti sono l’irritazione, la rabbia, il disprezzo, il distacco, l’umiliazione, la noia, l’invidia, il piacere derivante dalla dominazione sull’altro e dal potere, l’euforia; raramente e con difficoltà provano emozioni come l’affetto, la gratitudine, il rimorso ed il senso di colpa, l’empatia, l’erotismo e la simpatia.
Le persone con Disturbo Antisociale di Personalità hanno grandi difficoltà nel vedere le cose dal punto di vista degli altri e nel mettersi nei loro panni, e ciò comporta la mancata prefigurazione della sofferenza che possono causare loro con ciò che fanno; pertanto si mostrano indifferenti, distaccati, sprezzanti, irrispettosi e cinici verso chi gli sta intorno. Tale assetto influisce sulla qualità e quantità delle relazioni interpersonali dell’antisociale, in genere piuttosto superficiali e transitorie e dominate dall’agonismo; distaccati ed indifferenti, infatti, non si curano di ciò che pensano gli altri e di ciò che avviene nei loro rapporti con gli altri. Tale modalità si mantiene anche nelle relazioni intime; il comportamento sessuale di chi soffre di un Disturbo Antisociale è tendenzialmente utilitaristico, manipolativo ed irresponsabile: nel corso della vita possono avere numerosi partner sessuali e non avere mai relazioni monogame.
Le persone con funzionamento antisociale sono inoltre convinte di essere speciali e di meritare pertanto facilitazioni, particolari favoritismi, indulgenza ed immediate gratificazioni; possono comportarsi esibendo un’eccessiva fiducia in sé (es. ritenere un lavoro troppo ordinario e quindi indegno del proprio impegno e della propria partecipazione) e adottando atteggiamenti disinvolti e superficiali. La fiducia in sé non è però il riflesso di una valutazione positiva di se stessi ma è fondata sulla diffidenza verso il mondo e gli altri, considerati potenzialmente dannosi, umilianti e fonti di frustrazioni non tollerabili ed accettabili.
Chi soffre di un Disturbo Antisociale di Personalità si mostra noncurante non solo della sicurezza degli altri ma anche della propria; tipicamente, ad esempio, è trascurato nella cura e nell’accudimento dei figli (es. malattie dovute ad una scarsa igiene dell’ambiente di vita, malnutrizione, abbandoni dei figli o affidamenti a persone poco familiari o estranee). La scarsa attenzione alla propria sicurezza ed incolumità si riflette invece nell’attuazione di comportamenti pericolosi (es. abuso di sostanze, sessualità a rischio, guida spericolata). La mancanza di rimorso per le conseguenze delle proprie azioni rappresenta un aspetto peculiare di chi ha un funzionamento antisociale e si manifesta con l’adozione di atteggiamenti dominati dall’indifferenza e dalla tendenza alla minimizzazione dei danni arrecati; le persone con un Disturbo Antisociale di personalità spesso forniscono spiegazioni superficiali e deresponsabilizzanti dei danni arrecati all’altro, e tendono inoltre a biasimare le loro vittime, considerate prive di risorse o comunque meritevoli per altri motivi del loro destino (es. “i perdenti non possono che meritarsi la sconfitta”, “doveva andare così, doveva succedere”). L’antisociale è incapace di scuse o di qualsiasi altra forma di riparazione.
Un’altra caratteristica peculiare delle persone che soffrono di Disturbo Antisociale è il trasformismo: a volta possono sembrare individui isolati, altre volte, più tipicamente, si mostrano particolarmente coinvolti socialmente; possono alternare comportamenti prepotenti ed aggressivi ad atteggiamenti remissivi e miti. I momenti di aggressività sono frequentemente incarnati da aggressioni fisiche; l’impulsività, invece, si può rivelare nelle difficoltà a pianificare il futuro, che portano queste persone a prendere decisioni sotto l’impulso del momento, senza considerare in alcun modo le conseguenze per sé e per gli altri. Ed accanto all’impulsività, spesso compare, nell’antisociale, la scarsa responsabilità, che può trovare la sua manifestazione sul piano lavorativo (es. lunghi periodo di disoccupazione nonostante la presenza di possibilità lavorative; assenze ripetute ed ingiustificate a lavoro), sul piano finanziario (es. accumulo di debiti; incapacità a provvedere al sostentamento familiare), sul piano relazionale-affettivo (es. incapacità ad adempiere alle responsabilità del ruolo genitoriale o coniugale).
Il funzionamento delle persone con Disturbo Antisociale di personalità è infine caratterizzato da una scarsa tolleranza alla frustrazione per cui, quando le cose non vanno nella direzione desiderata, non riescono a rinunciare ad un piacere o a procastinarlo e agiscono con impulsività per poterlo realizzare. Come riconoscerlo.
Le persone che soffrono di un Disturbo Antisociale di personalità, in genere, non fanno richieste di trattamento in quanto non possiedono consapevolezza di malattia. Frequentemente la psicoterapia inizia in seguito a problemi con la legge, in quanto l’adesione a percorsi terapeutici o riabilitativi migliora la loro posizione legale. La diagnosi di Disturbo Antisociale, comunque, può essere attribuita a soggetti maggiorenni che, prima dei 15 anni di età presentavano sintomi compatibili con la presenza di un Disturbo della Condotta. Tale disturbo è caratterizzato da comportamenti di violazione delle norme sociali e dei diritti degli altri. Comportamenti antisociali possono manifestarsi anche nella schizofrenia o durante un episodio maniacale, per cui non è possibile fare diagnosi di disturbo antisociale se i sintomi con esso compatibili compaiono durante il decorso di queste altre due patologie. Alcuni atteggiamenti e comportamenti tipici di questo disturbo di personalità possono rappresentare una conseguenza di una dipendenza da sostanze stupefacenti. La differenza consiste nel fatto che, nel Disturbo Antisociale, il comportamento antisociale avviene indipendentemente dall’ottenimento e dall’utilizzo delle sostanze. Un’ultima distinzione va fatta tra Disturbo Antisociale e comportamento criminale, distinzione che si basa sul fatto che quest’ultimo è intrapreso esclusivamente per un guadagno personale e non è accompagnato dagli altri sintomi caratteristici del disturbo.
Quali sono le conseguenze.
L’impulsività caratteristica del Disturbo Antisociale può causare cambiamenti frequenti ed improvvisi di lavoro, repentini inizi o rotture relazionali, estemporanei mutamenti lavorativi e, pertanto, marcate difficoltà di inserimento sociale; tali difficoltà sono notevolmente amplificate inoltre dalla spiccata tendenza verso atteggiamenti e comportamenti immorali, aggressivi ed illeciti che porta queste persone ad essere emarginate e respinte. Chi soffre di un Disturbo Antisociale di personalità, inoltre, ha una maggiore probabilità rispetto al resto della popolazione di non raggiungere un’indipendenza economica, oltre ad essere maggiormente esposto al rischio di carcerazioni o di morte prematura per cause violente.
da Centro Flegreo
Che cos’è il disturbo.
Il Disturbo Istrionico di Personalità è caratterizzato da un modello pervasivo di emotività eccessiva e ricerca di attenzione. Tale modello è evidenziato dalla presenza di almeno cinque delle seguenti caratteristiche, rilevate entro la prima età adulta:
- disagio nei momenti in cui non si è al centro dell’attenzione;
- interazione con gli altri impropriamente sessualmente seduttiva o provocante;
- mutevole instabilità ed espressione emotiva spesso superficiale e poco profonda;
- uso costante dell’aspetto fisico per richiamare l’attenzione su se stessi;
- utilizzo di un linguaggio estremamente vago ed impressionistico;
- suggestionabilità (è facilmente influenzato dagli altri o dalle situazioni);
- tendenza all’interpretazione dei rapporti come più intimi di ciò che sono.
Le persone con un Disturbo Istrionico di personalità hanno tendenzialmente la convinzione di essere inadeguati e incapaci di affrontare la vita da soli; tale convincimento è tipico anche di altri disturbi (depressione, disturbo borderline e disturbo dipendente di personalità) ma nell’istrionico è la risposta che viene attuata per garantirsi la vicinanza dell’altro: la ricerca attiva di attirare l’attenzione su di sé è finalizzata a trovare il modo di assicurarsi che i propri bisogni vengano soddisfatti dagli altri. Le modalità attraverso le quali una persona con funzionamento istrionico cerca di attirare l’attenzione sono basate sulla seduttività e sull’espressione teatrale delle emozioni; i problemi reali sono spesso ingigantiti e gli altri provocati attraverso l’istigazione.
Come si manifesta.
Chi ha un Disturbo Istrionico di personalità tende a sentirsi a disagio se non è al centro dell’attenzione e cerca continuamente di attirare l’interesse degli altri con comportamenti seduttivi, teatrali o provocatori. Spesso incarnano in maniera esasperata ed esagerata stereotipi di ruolo sessuale come la “femme fatale” o il “supermacho prestante”, utilizzando comunque in maniera costante l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé. L’espressione emotiva risulta spesso esagerata ed infantile, finalizzata costantemente ad evocare compassione o attenzione (prevalentemente sessuale o erotica) da parte degli altri. I comportamenti e gli atteggiamenti seduttivi non sono però, nella maggior parte dei casi, indirizzati a suscitare interesse sessuale ma piuttosto motivati dal desiderio di garantirsi la vicinanza degli altri. I rapporti interpersonali però tendono a mantenersi superficiali e transitori.
Il costante bisogno di impressionare gli altri porta le persone con questo tipo di funzionamento a sperimentare un senso di identità vago e precario; sono spesso intolleranti alla noia e cercano gratificazioni immediate per i propri bisogni. Nel tentativo di superare le frustrazioni ricercano attività nuove ed eccitanti, abbandonando o compromettendo quelle in corso, come ad esempio trascurare un rapporto stabile e duraturo per cercare l’eccitazione di una relazione in fase iniziale. Chi soffre di un Disturbo Istrionico di personalità infine è facilmente suggestionabile: è infatti influenzato dagli altri e dal mondo che lo circonda e dalle circostanze in cui vive, ciò lo rende pertanto molto incostante e volubile.
Come riconoscerlo.
Gli elementi distintivi del Disturbo Istrionico di personalità possono essere presenti anche in altre condizioni psicopatologiche. La seduttività estrema, la ricerca di forti emozioni, il comportamento manipolativo, sono caratteristiche anche del Disturbo Borderline di personalità ma in quest’ultima condizione si rileva anche la presenza di comportamenti autolesivi, instabilità relazionale dovuta a momenti di intensa rabbia, oscillazioni dell’identità e vissuti intensi di vuoto. La ricerca di attenzioni tipica di chi ha un funzionamento istrionico è presente anche nel Disturbo Narcisistico di personalità. In tale assetto però essa è il riflesso di un presunto vissuto di superiorità mentre l’istrionico sfrutta anche le sue fragilità per manipolare le relazioni ed ottenere la vicinanza di cui ha bisogno.
Infine, l’idea di non poter affrontare la vita da soli è tipica anche del Disturbo Dipendente, nel quale però non si rileva la teatralità nel comportamento e la superficialità nella relazione che sono invece caratteristiche del disturbo istrionico.
Quali sono le conseguenze.
Le modalità manipolative tipiche di chi ha un funzionamento istrionico rappresentano un potente fattore di logoramento dei rapporti interpersonali in tutti i contesti di vita. Il comportamento tipico dell’istrionico può facilmente risultare inopportuno in un contesto lavorativo e può rivelarsi esasperante nelle relazioni intime in virtù delle continue lamentele e richieste di sostegno. L’istrionico può apparire agli occhi dei suoi conoscenti poco autentico e sincero a causa della marcata tendenza verso la drammatizzazione dell’espressione emotiva. Tutto questo determina una seria difficoltà per il paziente a vivere serenamente ed in maniera profonda e continuativa le relazioni interpersonali.
da Centro Flegreo
Che cos’è il disturbo.
Il Disturbo Schizotipico di personalità è caratterizzato da un modello pervasivo di intenso disagio e ridotta capacità di relazioni strette, da alterazioni del pensiero e delle percezioni e da un comportamento eccentrico; la diagnosi del disturbo può essere fatta con la rilevazione di almeno cinque delle seguenti caratteristiche:
- idee di riferimento (idee che gli eventi quotidiani possiedano importanza o significato particolari per il paziente), ma non allucinazioni di riferimento (simili ma caratterizzate da una maggiore convinzione);
- credenze strane o pensiero magico (es. credere nella chiaroveggenza, nella telepatia, o in un sesto senso, preoccupandosi per i fenomeni paranormali);
- insolite esperienze percettive (es. sentire una voce che sussurra il loro nome);
- pensiero e linguaggio bizzarri (es. stile espressivo vago o metaforico, eccessivamente elaborato o stereotipato);
- sospettosità o pensiero paranoide;
- affettività incongrua o limitata;
- comportamento e/o aspetto bizzarri, eccentrici o strani;
- mancanza di amici intimi o confidenti, fatta eccezione per i parenti di primo grado;
- un’eccessiva ansia sociale che non diminuisce con la familiarità ed è relativa principalmente ai timori paranoici.
Le persone che soffrono di Disturbo Schizotipico di personalità sono afflitti dalla costante sensazione di essere e sentirsi diversi dagli altri. Il contenuto del pensiero è tipicamente dominato da idee di riferimento; gli schizotipici possono essere superstiziosi, particolarmente interessati o preoccupati da fenomeni paranormali. Spesso, in virtù di un’ideazione paranoide, sono cauti e sospettosi con le persone. Riferiscono di credenze bizzarre e peculiari, riportano esperienze percettive anomale e si comportano in maniera eccentrica e bizzarra agli occhi degli altri. Tale funzionamento può portare ad episodi psicotici di breve durata ma, anche se esiste una forte similitudine sintomatica con i disturbi psicotici, gli schizotipici hanno un pensiero organizzato e difficilmente esitano in una condizione schizofrenica.
Come si manifesta.
La principale caratteristica del Disturbo Schizotipico di personalità è l’isolamento sociale a cui questi pazienti vanno incontro a causa del loro sentirsi diversi dagli altri. Il comportamento stravagante e la sospettosità, l’aspetto spesso eccentrico, il pensiero dai contenuti peculiari e bizzarri, frequentemente alterato da ideazione paranoide ed idee di riferimento, tendono a fare in modo che queste persone risultino socialmente inappropriate, viste dagli atri come incongrue e strane e, per questo emarginate ed escluse.
Le persone con Disturbo Schizotipico sono afflitte da una forte ansia sociale in virtù della loro elevata sensibilità nelle interazioni, ma non sembrano soffrire in maniera eccessiva per il loro isolamento. La loro emotività appare coartata, fortemente condizionata dal contenuto del pensiero e disaderente dall’interazione in corso, facendoli così apparire vaghi e poco adatti al contesto sociale in cui sono inseriti. Anche il loro linguaggio e stile comunicativo appare astratto e fortemente bizzarro, generando nell’altro stupore, rabbia e frustrazione.
Come riconoscerlo.
I sintomi caratteristici del Disturbo Schizotipico di Personalità possono essere presenti anche in altri quadri sintomatici. L’isolamento e l’ansia sociale sono tipici anche del Disturbo Evitante di personalità ma in quest’ultimo caso il desiderio attivo di stabilire relazioni sociali è dominato ed inibito dal timore del rifiuto, mentre nel Disturbo Schizotipico di Personalità manca un vero desiderio di relazioni sociali e vi è una forma di distacco e alienazione maggiormente pervasiva e persistente. La sospettosità è tipica anche del Disturbo Paranoide di Personalità, nel quale si accompagna ad un’ostilità interpersonale che invece manca nel Disturbo Schizotipico.
Anche nel Disturbo Schizoide di personalità, infine, si rileva coartazione dell’affettività e distacco sociale, ma accompagnate e caratterizzate da una sfumatura di indifferenza e distacco maggiori. L’elemento peculiare e caratteristico del Disturbo Schizotipico consiste nella presenza di distorsioni percettive e di pensiero, accompagnate da bizzarria, eccentricità o stranezza marcate.
Quali sono le conseguenze.
Come per gli altri disturbi di personalità, l’area sociale e lavorativa è quella maggiormente compromessa. Le difficoltà nel creare e mantenere relazioni interpersonali significative porta queste persone a condurre una vita isolata che le taglia fuori dalle normali possibilità lavorative e sociali. Questi soggetti spesso cadono in fasi depressive per l’impoverimento della vita sociale e in momenti di forte stress possono attraversare stati psicotici brevi e reversibili.
da Centro Flegreo
Che cos’è il disturbo.
Le persone che soffrono di un Disturbo Schizoide di personalità sono caratterizzate da un modello persistente di distacco e disinteresse generale nei rapporti sociali e da un’espressione limitata di emozioni nelle interazioni interpersonali. Affinchè si possa fare diagnosi di un Disturbo Schizoide è necessario rilevare, con inizio nella prima età adulta, almeno quattro delle seguenti caratteristiche:
- nessun desiderio di divertimento o di relazioni intime, comprese quelle con i membri della famiglia;
- una forte predilezione per le attività solitarie;
- uno scarso, quando presente, interesse per l’attività sessuale con un’altra persona;
- piacere in poche, se presenti, attività;
- una mancanza di amici intimi o confidenti (tranne forse parenti di primo grado);
- un’apparente indifferenza alle lodi o alle critiche degli altri;
- una freddezza emotiva, un distacco o un appiattimento affettivo.
Gli individui che soffrono di un Disturbo Schizoide di personalità infatti sembrano disinteressati all’intimità, appaiono indifferenti all’opportunità di stabilire relazioni strette e non sembrano trarre soddisfazione o piacere dalle interazioni con gli altri. Preferiscono infatti impiegare il tempo in attività solitarie piuttosto che stare con altre persone e tendono pertanto a scegliere passatempi che non implichino il contatto con gli altri. Appaiono freddi, distaccati, scarsamente capaci di esprimere le loro emozioni, sia positive che negative, estremamente riservati e indifferenti alle critiche come alle lodi degli altri e ai loro sentimenti. Nonostante ciò, le persone con funzionamento schizoide possono portare avanti la loro attività lavorativa con impegno e successo.
Come si manifesta.
La caratteristica principale e peculiare del Disturbo Schizoide di personalità è l’isolamento sociale e l’anaffettività: raramente e difficilmente queste persone provano emozioni forti (sia positive che negative) e ciò li rende, all’occhio di chi li osserva, estremamente passivi rispetto ai piaceri o alle difficoltà della vita.
Ciò che distingue e differenzia questo disturbo da altre forme di isolamento sociale è la mancanza di interesse verso i legami interpersonali e l’apparente assenza di sofferenza conseguente all’isolamento.
Come riconoscerlo.
Nonostante le caratteristiche peculiari del Disturbo Schizoide (coartazione dell’affettività e isolamento sociale) siano comuni anche ad altri disturbi (Schizotipico, Paranoide), esso può essere distinto dal Disturbo Schizotipico in base all’assenza di distorsioni percettive e cognitive, e dal Disturbo Paranoide per la mancanza di sospettosità e di ideazione paranoide.
L’isolamento del Disturbo Schizoide deve essere distinto da quello dell’Evitante, che invece rappresenta una risposta protettiva al timore di essere imbarazzati al cospetto degli altri o di essere giudicati inadeguati e rifiutati o esclusi.
Quali sono le conseguenze.
Nel Disturbo Schizoide, come del resto negli altri disturbi di personalità, l’area maggiormente compromessa è quella delle relazioni sociali. La difficoltà nel creare e mantenere relazioni interpersonali significative determina un isolamento sociale marcato e pervasivo che li priva delle normali possibilità sociali, condannandoli ad una vita vuota e priva di significato. Le persone con un Disturbo Schizoide tendono ad essere estremamente passivi e difficilmente arrivano a sposarsi. Lavorativamente riescono a raggiungere ottimi risultati se il lavoro non prevedere interazione con gli altri.
da Centro Flegreo
Che cos’è il disturbo.
Il Disturbo Paranoide di Personalità è caratterizzato da un modello pervasivo di diffidenza ingiustificata e dal sospetto verso gli altri, che riguarda l’interpretazione delle loro motivazioni come dannose. Esso compare entro la prima età adulta e si manifesta in una varietà di contesti con la presenza di almeno quattro dei seguenti sintomi:
- sospetto ingiustificato che altre persone li stiano sfruttando, ferendo o ingannando;
- preoccupazione con dubbi ingiustificati circa l’affidabilità dei loro amici e colleghi;
- riluttanza a confidarsi con gli altri per timore che le informazioni siano utilizzate contro di loro;
- errata interpretazione di osservazioni benevole o di eventi neutri come denigrazioni nascoste, ostili, o dal significato minaccioso;
- mantenere rancore per insulti, ferite o offese;
- disponibilità a pensare che il loro carattere o la loro reputazione siano stati attaccati e rapidità nel reagire con rabbia o nel contrattaccare;
- sospetti ricorrenti e ingiustificati che il coniuge o il partner siano infedeli.
Il Disturbo Paranoide di Personalità è caratterizzato fondamentalmente dalla persistente ed ingiustificata tendenza a percepire e interpretare le intenzioni, le parole ed i comportamenti degli altri come malevoli, umilianti o minacciosi. Nel Disturbo Paranoide il mondo viene vissuto come ostile e guardato sempre con sospettosità e diffidenza, e ciò comporta, pertanto, la tendenza (che in alcune condizioni diventa un obbligo) verso uno stile di vita solitario e distante dalle relazioni. La sfiducia e sospettosità che caratterizzano il funzionamento paranoide portano le persone che soffrono di questo disturbo ad avere un atteggiamento ipervigilante (es. ricercano segnali di minaccia, elementi di falsità e significati nascosti nelle parole e nelle azioni degli), ad agire in modo guardingo e cauto apparendo fredde e prive di emozioni. Le persone con Disturbo Paranoide di personalità, inoltre, si mostrano eccessivamente permalosi, ipersensibili alla critica, polemici ed ostinati, facili a reagire quando ritengono di essere stati maltrattati o criticati.
Come si manifesta.
Le persone che soffrono di un Disturbo Paranoide si sentono in una condizione di costante pericolo, minaccia, aggressione; in conseguenza di ciò vivono in uno stato di allerta continuo, accompagnato da una tensione fisica intensa e difficile da sopportare. Il pensiero che tipicamente accompagna questi stati mentali è quello di non poter mai abbassare la guardia, di non potersi mai distrarre o rilassare in quanto qualsiasi anche momentanea sospensione dell’ipervigilanza comporterebbe un rischio. In alcune occasioni il vissuto interno di minaccia assume la coloritura della derisione e gli altri, quindi, più che pericolosi sono percepiti come sprezzanti o provocatori. Il vissuto emotivo e, conseguentemente, il comportamento, cambiano: nelle condizioni in cui prevale la convinzione di essere ingiustamente vittime di un mondo umiliante, mal disposto ed ostile, si imporranno rabbia, risentimento, o irritazione e la tendenza sarà quella di reagire attaccando; nelle occasioni in cui, invece, prevale un vissuto di esclusione e di emarginazione dal gruppo, internamente motivato dal non essere voluti, si imporranno vissuti emotivi di ansia e tristezza, accompagnati da astenia, senso di solitudine e dalla tendenza al ritiro e all’isolamento. Chi soffre di Un Disturbo Paranoide di personalità può essere morbosamente geloso e sospettare, senza reali motivazioni, che il partner o il coniuge sia infedele. Le persone con questo assetto possiedono, inoltre, due difficoltà peculiari ed importanti che tendono a rinforzarsi ed amplificarsi a vicenda. La prima è rappresentata dall’incapacità di decentramento, ovvero di quella abilità metacognitiva che ci consente di porci nella prospettiva dell’altro, riconoscendo e distinguendo il proprio punto di vista da quello degli altri; la seconda è invece rappresentata dalla difficoltà a distinguere tra mondo esterno (realtà obiettiva) e mondo interiore (idee, emozioni, vissuti soggettivi). Tali specifiche difficoltà comportano, ad esempio, che la sensazione pervasivi di minaccia vissuta non venga mai considerata come soggettiva, come un’ipotesi o una fantasia, ma venga invece vissuta come un dato di realtà certo e assoluto.
Spesso le persone con questo disturbo sentono di non avere capacità sufficienti per gestire determinate situazioni e provano quindi un senso di costrizione da parte del mondo esterno rispetto alle loro scelte. Come riconoscerlo.
Le persone che soffrono di questo disturbo sono, o spesso vengono considerate, permalose in maniera eccessiva o gelose e sospettose; essi non riescono a considerare gli altri come degni di fiducia e questo comporta l’aspettativa, pressochè costantemente attiva nelle relazioni, della “fregatura” che può assumere la forma dell’umiliazione, del danno, del tradimento, dello sfruttamento. Il paranoide in genere preferisce limitare il contatto con gli altri, tende ad isolarsi e a condurre, anche se con sofferenza, una vita solitaria e ritirata.
Chi soffre di un Disturbo Paranoide di personalità oscilla tra periodi in cui è prevalentemente ansioso e teso e periodi in cui, invece, prevale uno stato di rabbia ed irritazione e rancore o di abbattimento e depressione; ciò che è certo, al di là della coloritura emotiva prevalente, è la presenza di una grande sofferenza personale e di una generale difficoltà a vivere con serenità nel mondo delle relazioni interpersonali.
E’ infine importante sottolineare che alcuni dei sintomi caratteristici del Disturbo Paranoide (es. ansia e depressione) si possono riscontrare anche in altre condizioni psicopatologiche, è quindi molto importante fare riferimento a professionisti competenti in grado di fare una diagnosi precisa ed accurata.
Quali sono le conseguenze.
La diffidenza e la sospettosità che caratterizzano il Disturbo Paranoide possono comportare l’assunzione di atteggiamenti e comportamenti particolarmente problematici. Le modalità di interazione spesso basate sul controllo, sulla sospettosità e sull’ostilità tendono ad innescare cicli interpersonali disfunzionali in cui l’altro (attivato dalle modalità del paranoide) si mostra distante o ostile, incarnando così proprio la risposta temuta dal paranoico e mantenendone attivi in questo modo, come in una profezia che si conferma costantemente, i vissuti interni e le convinzioni disfunzionali e l’approccio relazionale.
Nel tempo il Disturbo Paranoide di Personalità può causare problemi lavorativi, coniugali, relazionali e, in alcuni casi, può portare ad un isolamento che rafforza e aggrava il disturbo stesso, al punto da determinare una compromissione del rapporto con la realtà.
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Le persone che soffrono di un Disturbo di personalità Dipendente, in virtù del loro bisogno di essere sempre affiancati da qualcuno che li aiuti e si prenda cura di loro, tendono spesso a subordinare ed inibire la soddisfazione dei loro bisogni e desideri in cambio di vicinanza e accudimento; ciò ha come conseguenza diretta l’impossibilità, affidandosi all’altro, di sviluppare le competenze e le abilità per essere autosufficiente e funzionare in maniera autonoma. Per le persone dipendenti la relazione ha un’importanza vitale e questo li porta a sperimentare smarrimento, senso di vuoto e di inutilità senza la presenza di una persona al loro fianco, mostrando inoltre di vivere qualsiasi gesto di allontanamento come una possibile minacci alla solidità relazionale. Le persone che soffrono di Disturbo Dipendente di Personalità si sentono intensamente e profondamente indifesi e, pertanto, incapaci di affrontare il mondo e le richieste della vita quotidiana da soli e con le loro sole forze. La soluzione adottata in risposta a tale convinzione interna è quella di affiancarsi a qualcuno che sembri in grado di affrontare la quotidianità ed i suoi impegni e le sue richieste, qualcuno che li protegga e si prenda cura di loro.
Per evitare il terrorizzante abbandono, le persone dipendenti investono energia mentale, fisica ed emotiva nel mantenere il legame, provando a rendersi indispensabili per l’altro.
Come si manifesta.
La principale manifestazione sintomatica del Disturbo di personalità Dipendente è spesso un’ansia intensa ed eccessiva in risposta alla minaccia della perdita del legame relazionale, perdita che espone all’esperienza terrifica dell’indipendenza, da loro vissuta unicamente come solitudine angosciosa e desolante piuttosto che come opportunità.
Le persone dipendenti hanno in genere una bassa autostima ed una scarsa assertività; ciò si riflette nell’assunzione di comportamenti ed atteggiamenti dominati dalla passività, dalla dipendenza e dalla sottomissione, finalizzati ad evitare la perdita e la separazione, eventualità vissuta come una catastrofe che genera angoscia e terrore. Proprio in virtù di questi meccanismi di funzionamento le persone dipendenti mostrano una grande difficoltà ad esprimere il loro disaccordo, portandoli a sperimentare intense emozioni di rabbia per il senso di costrizione che vivono all’interno delle relazioni. Tutto questo protegge però il dipendente dalla possibilità di sperimentare la sensazione che più di tutte lo spaventa, cioè il vuoto conseguente alla rottura della relazione, che spesso si accompagna ad uno stato di forte tristezza. In queste situazioni la persona con un Disturbo Dipendente di personalità si confronta con la dolorosa assenza di scopi personali e di una progettualità autonoma dall’altro. Sono soggetti che hanno difficoltà ad iniziare progetti o fare cose in modo indipendente, mancano di sicurezza in se stessi; sono convinti di essere incapaci di funzionare indipendentemente ma possono, comunque, funzionare adeguatamente se hanno la sicurezza che qualcun’altro stia supervisionando e approvando. E’ talmente radicata ed incontestabile la supposta incapacità di funzionare in autonomia che la perdona dipendente sarà portata a concordare su ciò che ritiene sbagliato pur di non perdere l’aiuto ed il supporto di coloro i quali elegge a personali salvatori, guide indispensabili per gestire le richieste quotidiane.
Come riconoscerlo.
Le caratteristiche peculiari di un Disturbo Dipendente di personalità devono manifestarsi entro la prima età adulta e rivelarsi in diversi contesti, comprendendo almeno cinque dei seguenti sintomi:
- difficoltà a prendere decisioni quotidiane senza un’eccessiva quantità di consigli e di rassicurazioni da parte di altre persone;
- necessità di ottenere che altri siano responsabili nei più importanti aspetti della loro vita;
- difficoltà ad esprimere disaccordo con gli altri perché temono la perdita di sostegno o di approvazione;
- difficoltà ad intraprendere personalmente progetti perché non sono sicuri del loro giudizio e/o delle loro abilità;
- inclinazione a sforzarsi (es. fare i compiti sgradevoli) per ottenere il sostegno degli altri;
- sentimenti di disagio o di impotenza quando sono soli perché temono di non potersi prendere cura di se stessi;
- urgente bisogno di stabilire un nuovo rapporto con qualcuno che fornirà assistenza e sostegno quando finisce una stretta relazione;
- preoccupazione irrealistica con paura di essere lasciati a prendersi cura di sé.
Ci sono altri Disturbi di Personalità che presentano un’eccessiva attenzione alla relazione innescata dal timore angoscioso di perdere l’altro: Il Disturbo Borderline di Personalità ad esempio, è caratterizzato dalle medesime preoccupazioni di rottura e perdita affettiva del DDP, unitamente agli stessi vissuti di vuoto angosciosi animati dall’abbandono, ma presenta una caoticità nei comportamenti (che può condurre anche all’esecuzione di gesti drammatici ed impulsivi) che è assente nel Disturbo Dipendente.
Il Disturbo Istrionico di personalità è caratterizzato dallo stesso bisogno di mantenere il legame relazionale
Le persone con Disturbo Istrionico di Personalità presentano la stessa esigenza di mantenere il legame, basata su sentimenti di inadeguatezza relativi alla capacità di essere autonome e vivere da sole, ma tale assetto di funzionamento è accompagnato da un eccessivo bisogno di essere al centro dell’attenzione in svariate situazioni, caratteristica questa che lo differenzia dal DDP.
Quali sono le conseguenze.
Ciò che consegue e ciò che comporta avere un disturbo della personalità è non riuscire a trovare soddisfazione e gratificazione nella maggior parte dei bisogni e delle esigenze del funzionamento personale, affetti vo, relazionale e lavorativo di chi ne soffre. Le personalità dipendenti, nelle relazioni affettive, caratterizzate dalla costante sottomissione dei propri bisogni alle esigenze e desideri dell’altro, spesso vivono la sensazione di ricevere meno di quello che danno. Chi ha un Disturbo Dipendente di personalità, inoltre, nelle relazioni sociali investe poco, concentrato com’è nel bisogno di investire nella relazione di coppia, e ciò spesso crea relazioni sociali molto povere o addirittura assenti.
Nell’area lavorativa, invece, il dipendente si trova a vivere da un lato la difficoltà ad essere autonomo nelle scelte e dall’altro a vivere una dimensione di costante sottomissione e passività in virtù delle marcate difficoltà ad essere assertivo. Le personalità dipendenti, infatti, evitando a tutti i costi di vivere l’autonomia spesso non sviluppano quelle capacità necessarie per gestire le decisioni e affrontare la vita e le sue incertezze; ciò compromette la possibilità di cambiare e migliorare il vissuto di adeguatezza e la rappresentazione del Sé in termini valoriali e, inoltre, la possibilità di svincolarsi da relazioni poco soddisfacenti e spesso costrittive.
da Centro Flegreo
Disturbo Evitante di Personalità
evitamento delle attività lavorative che implicano significativi contatti interpersonali, per il timore di essere criticati, rifiutati o disapprovatiIl Disturbo Evitante di Personalità è caratterizzato da un quadro pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza ed ipersensibilità al giudizio negativo che compare entro la prima età adulta e si presenta in vari contesti, con la presenza di almeno quattro dei seguenti elementi:
- riluttanza ad entrare in relazione con le altre persone, a meno che non si è certi di piacere
- limitazione nelle relazioni intime per il timore di essere umiliato o ridicolizzato
- preoccupazione di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali
- inibizione nelle situazioni interpersonali nuove per sentimenti di inadeguatezza
- percezione di sé come socialmente inetto, personalmente non attraente o inferiore agli altri
- riluttanza ad assumere rischi personali o ad impregnarsi in qualsiasi nuova attività per il timore che possa rivelarsi imbarazzante
Chi soffre di un disturbo evitante di personalità vive accompagnato dalla radicata convinzione di valere poco; ciò determina e si associa ad un profondo senso di inadeguatezza relazionale, accompagnato da un intenso e pervasivo timore delle critiche e della disapprovazione e da dolorosi vissuti di esclusione.
Per proteggersi dal dolore che il timore di essere escluso, rifiutato e disapprovato sollecita, la principale strategia adottata è l’evitamento. Chi soffre infatti di un disturbo evitante di personalità conduce una vita caratterizzata dal ritiro sociale. Il prezzo di tale soluzione è una vita triste e priva di stimoli, con vissuti di vuoto e di perdita di senso delle cose, che però consente di essere protetti dall’esposizione sociale così intensamente temuta perché innesco di profondi vissuti di inadeguatezza ed inferiorità.
Le persone con disturbo evitante in genere non hanno un gruppo di amici con cui uscire; nei contesti lavorativi tendono a mantenersi in posizioni marginali, arrivando a rinunciare a possibilità di carriera pur di non essere sottoposti giudizio dell’altro. Nonostante la profonda preoccupazione attivata dalle interazioni sociali, il desiderio di instaurare relazioni, di avere un partner e condividere esperienze ed interessi con gli altri è forte ed intenso. Ma il timore di essere esclusi, l’imbarazzo e la profonda vergogna innescata dalle aspettative implicite di rifiuto ed umiliazione attivati dal contatto con l’altro innescano l’evitamento e la chiusura.
Come si manifesta.
Chi soffre di un disturbo evitante di personalità ha problemi relazionali che si accompagnano ad un profondo e strutturato senso di inadeguatezza e ad un intenso timore del giudizio negativo altrui: appaiono infatti fortemente inibiti e socialmente ritirati. Ciò è innescato dalla certezza interna di una valutazione negativa da parte degli altri. Tendono pertanto a tenersi fuori dalle relazioni, ad eccezione di quelle abituali, familiari e rassicuranti (es. con i familiari più stretti), pur mantenendo attivo il desiderio di avere delle relazioni sociali. Le persone che soffrono di un disturbo evitante di personalità, infatti, hanno, come la maggior parte degli esseri umani, il desiderio ed il bisogno di una vita relazionale piena e soddisfacente, tale bisogno rimane però inibito e non espresso, comportando così un intenso malessere interno che può assumere la forma di un senso di vuoto o di un doloroso vissuto di esclusione. Essi si sentono come spettatori passivi della vita degli altri, dai quali si sentono lontani e distanti; nelle relazioni di coppia fanno fatica a trovare elementi di condivisione con l’altro e, allo stesso modo, non sentono di appartenere ad alcun gruppo.
Il confronto con l’altro è un costante attivatore della dolorosa ed angosciosa
sensazione di non essere visti, di non essere considerati, trattamento riservato a chi è privo di valore; tale esperienza mantiene attiva la convinzione di valere poco e di non possedere abilità, attrattive e competenze sufficienti a mantenere una relazione,
Le persone con disturbo evitante si sentono infatti goffe, impacciate, incapaci nell’approccio e nel mantenere un discorso, sono convinte di non avere nulla di interessante da dire e proporre agli altri e sono certe di non essere in alcun modo attraenti.
L’evitamento rimane l’unico comportamento autoprotettivo disponibile per regolare e ridurre il dolore provato, che però non permette di sviluppare né le risorse e le abilità necessarie nelle relazioni, né la capacità di riconoscere e regolare efficacemente le proprie emozioni.
Interessi ed attività solitari (es: lettura, musica, chat), che limitano e proteggono dal contatto con gli altri, restano le uniche possibilità di vivere sensazioni positive e gratificanti; in alcuni casi l’alcool e l’utilizzo di sostanze possono diventare strumenti per sedare il malessere interiore, creando così un’effimera ed illusoria parentesi di serenità.
Lo stile di vita così strutturato, povero, monotono e privo stimolazioni positive può, a volte, determinare l’insorgenza di un quadro depressivo.
Le persone con disturbo evitante, spinti dal timore di perdere l’altro e di ripiombare nella temuta solitudine, tendono, quando riescono a stabilire una relazione, ad adottare comportamenti ed atteggiamenti di sottomissione, attaccandosi all’altro tenacemente e assecondandolo con forza per evitare il paventato rifiuto. Nel tempo però, questa dimensione di costrizione può attivare emozioni di rabbia non sempre regolate; le persone con disturbo evitante infatti possono avere difficoltà a tollerare l’idea di dover vivere la relazione di coppia come la loro unica via d’uscita ed esplodere nel momento in cui sono chiamati ad affrontare le difficoltà con il proprio partner.
Come riconoscerlo.
Dato che è possibile ritrovare caratteristiche del disturbo evitante di personalità anchein altri disturbi (es: depressione, fobia sociale, disturbi psicotici..), è necessario chiarire che ciò che differenzia il disturbo evitante di personalità da altre condizioni è la qualità dell’esperienza interna vissuta e della dimensione interpersonale: la persona evitante si sente inadeguata, diversa dagli altri e vive queste convinzioni interne come immutabili, assolute.
L’unica protezione possibile è l’evitamento del mondo: la persona evitante tende infatti a restare solo in casa, in famiglia, con la sensazione che la vita non possa che riservarle spiacevoli sorprese. Tale soluzione non è certo né piacevo né comoda, ma non sembrano essercene altre per la persona evitante, che quando tenta un qualsiasi approccio con le altre persone, sente di non poter che ritirarsi, sull’onda del temuto giudizio negativo e del rifiuto, conseguenze ineluttabili del suo scarso valore.
Depressione e/o disturbi d’ansia possono intercorrere durante il disturbo evitante di personalità ma rappresentano fasi transitorie del disturbo legate alle diverse circostanze di vita. Ugualmente, atteggiamenti di timidezza e riservatezza e comportamenti di evitamento rispetto a situazioni stressanti o problematiche non vanno considerati, in senso assoluto, come segni di un disturbo evitante di personalità.
Quali sono le conseguenze.
Diverse persone con disturbo evitante di personalità riescono a mantenere un discreto funzionamento sociale e lavorativo, limitando la loro vita e costruendo le loro abitudini in un ambiente protetto e familiare.
Tendono a mantenere il proprio lavoro privandosi e rinunciando ad ambizioni di carriera e quindi di confronto; si limitano a vivere le ristrette relazioni abituali, generalmente quelle familiari. Se, tuttavia, tale zona di comfort crolla, vanno incontro a stati di depressione, ansia, collera. L’umore depresso è una delle motivazioni che può spingere il paziente a richiedere l’intervento psicologico. Esso può diventare anche molto serio, fino a sfociare in ideazione suicidaria. Per regolare l’ansia e la depressione talvolta i pazienti evitanti possono ricorrere all’uso di sostanze, in particolar modo di alcool; ciò può arrivare fino ad assumere le caratteristiche di un abuso, accrescendo così l’isolamento del paziente e abbassando ancor di più la percezione del suo valore personale.