L’adozione è un processo complesso in cui avviene l’integrazione e l’incontro tra diversi: diversi membri della famiglia, diversi livelli generazionali, diverse culture. Nelle diverse fasi del processo adottivo intervengono, con funzioni e competenze specifiche, giudici del tribunale, assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti dei servizi sociosanitari ed operatori degli enti autorizzati. L’adozione non è una questione privata, ma diventa un tema di grande rilevanza sociale che necessita dell’impegno di tutti i soggetti coinvolti. Se stai considerando l’adozione a Napoli, potresti trovare utile consultare la nostra sezione Contattaci per un supporto da parte di un psicoterapeuta esperto.
Ma chi sono i protagonisti del processo adottivo? In realtà, l’adozione coinvolge diverse figure chiave, ognuna con le proprie sfide e il proprio percorso emotivo. In questo articolo, ci concentreremo in particolare su tre figure centrali: il bambino adottato, la coppia che intraprende il percorso adottivo e i genitori adottivi.
Il bambino adottato: come affrontare l’abbandono e trovare l’identità
L’abbandono è il punto di inizio della storia adottiva del bambino: egli perde lo status affettivo e sociale di figlio per entrare in una dimensione di attesa. Durante il tempo preadottivo il bambino coltiva tutta una serie di sentimenti, emozioni, curiosità, aspettative, dubbi e paure che riguardano il suo passato, “cosa è avvenuto e perché?”, ma anche il suo futuro “Cosa ne sarà di me?”. La profondità di questa sofferenza dovrà trovare contenimento e accoglienza nei genitori adottivi, affinchè il bambino possa tornare a fidarsi degli adulti, affrontando la sofferenza senza relegarla in aree segrete e silenzi ingombranti. Ciò si rivela soprattutto in adolescenza, dove il tema delle origini e dell’identità diventa pregnante. Il ragazzo ha bisogno di capire di conoscere da dove viene per conoscere la propria storia e sviluppare una propria identità. I membri della famiglia adottiva in questa fase vivranno un periodo di destabilizzazione in quanto l’adolescente adottato è facile che sperimenti sentimenti di estraneità, specialmente per coloro che sono stati adottati in un paese diverso dall’Italia: i tratti somatici e il colore della pelle diversi può generare vissuti negativi di solitudine e angoscia per essere stati abbandonati e non voluti. In questa fase, i ragazzi adottati possono essere arrabbiati, perché sono stati abbandonati, per la delusione di non aver trovato ciò che si aspettavano, per la sorte che è loro toccata, perché non riescono a riconoscersi in nessuno intorno a loro. A volte, problematiche come il mutismo selettivo o l’disturbo oppositivo provocatorio possono emergere in questo contesto, ed è importante rivolgersi a un professionista della salute mentale per un supporto adeguato. Comprendere le dinamiche psicologiche dell’abbandono e dell’attaccamento è fondamentale; a tal proposito, l’Istituto degli Innocenti offre numerose risorse e pubblicazioni scientifiche sul tema della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, utili sia per professionisti che per famiglie.
La coppia che adotta: affrontare la sterilità e il percorso adottivo
La progettazione di un figlio è la fase del ciclo vitale che caratterizza una coppia dopo un certo periodo di convivenza. È una fase in cui si costruisce lo spazio fisico e mentale per un terzo: si passa dalla diade alla triade.
In linea di massima, si possono identificare quattro tipologie di coppie:
- La coppia pianificatrice, in cui il figlio si inserisce all’interno di un percorso pianificato, una volta trovata una stabilità lavorativa ed economica di coppia;
- La coppia libera da vincoli, che si rifà al principio “quando viene il figlio, ce lo teniamo”;
- La coppia che progetta un figlio con una funzione salvifica, in cui quest’ultimo ha il compito di colmare dei vuoti per assolvere ad una funzione familiare;
- La coppia ambivalente, in cui il desiderio di avere un figlio può entrare in contrasto con la difficoltà che questo comporta (es. dal punto di vista professionale).
Quando il bambino non arriva, la coppia inizia a fare i conti con il problema. Il 90% delle coppie che decidono di adottare hanno problemi di sterilità biologica. Ciò implica un primo importante processo di elaborazione e accettazione di questa perdita. Il figlio da adottare non deve “riparare” una mancanza ma deve nascere da un progetto di amore della coppia, da un desiderio e non da un bisogno. Per realizzare questo progetto bisogna fare i conti con la sofferenza che esso implica, dando spazio al riconoscimento dei vissuti personali e sociali connessi a questa esperienza. Elaborare tale perdita significa poter esprimere il dolore, collegarlo all’immagine di sé che si sta delineando e alla propria configurazione relazionale nella scala generazionale e nel rapporto di coppia. La sterilità biologica richiede un vero e proprio riassetto organizzativo dell’intero sistema famiglia, determinando il modo in cui verrà affrontato questo evento. La terapia di coppia, spesso condotta da uno psicologo specializzato, può essere un valido supporto in questo delicato processo, così come percorsi di mindfulness per la gestione dello stress e delle emozioni.
Genitori adottivi: accoglienza, sfide e consigli pratici
Diventare genitori naturali è un’esperienza di “pieno”: la pancia si gonfia, gli spazi mentali anche, crescono speranza, desideri, timori, congratulazioni, auguri. Al contrario diventare genitori adottivi implica il fare i conti con il “vuoto” con una mancanza, l’assenza di una gravidanza e di tutti quei processi mentali e sociali ad essa collegati. L’incontro adottivo implica una doppia mancanza e dunque una doppia scelta. Nel primo caso c’è un bambino che ha perso la famiglia e una coppia che ha perso il sogno di maternità/paternità e relativa discendenza. Nel secondo caso la coppia sceglie, ossia decide di adottare un figlio (questo può non avvenire in caso di genitori naturali) e, nello stesso tempo, il figlio soprattutto durante l’adolescenza, è chiamato a scegliere di essere figlio di quei determinati genitori. Per fare in modo che questa doppia scelta funzioni i genitori devono affrontare alcune sfide:
- Accettare e valorizzare la diversità. Riconoscere e legittimare un figlio non biologico, sconosciuto, accogliendolo come proprio figlio. Rispettarne l’appartenenza storica e culturale, evitando la tendenza all’assimilazione.
- Coniugare la somiglianza e la differenza. La questione somiglianza/differenza si può visualizzare come un continuum ai cui estremi ci sono rifiuto della differenza e insistenza sulla differenza. In un caso, dunque, l’assimilazione totale, nell’altro, l’attribuzione di tutte le difficoltà e i problemi che via via emergono tra genitori e figli all’origine adottiva. Al cento del continuum c’è il riconoscimento delle differenze che vengono accettate e integrate nella nuova storia familiare e sulla ricerca delle somiglianze, ossia dei punti in comune e della reciproca appartenenza.
- Riconoscere la reciprocità del dono. All’origine del legame adottivo c’è una doppia mancanza, un doppio bisogno, che, quindi, quando viene soddisfatto, implica un dono reciproco. I genitori offrono cura, protezione e una famiglia che manca al bambino e quest’ultimo offre alla coppia la genitorialità e la continuità familiare. Cogliendo questo doppio dono, si evitano meccanismi perversi dove, per esempio, i genitori si percepiscono come “salvatori” del figlio, condannandolo a vita nel ruolo di debitore. In questi casi si parla di indebitamento “distruttivo” poiché i figli restano schiacciati da un debito così grande che probabilmente non salderanno mai. La reciprocità del dono, invece, implica una gratitudine reciproca per avere avuto l’opportunità di costruire un progetto di vita insieme, un progetto creativo.
- Riconoscere la compresenza di elementi generativi e compensatori. È importante riconoscere il bisogno riparativo e compensatorio all’origine dell’adozione: la coppia vuole riempire un vuoto, dare amore e sperimentarsi come genitori. È bene riconoscere la compresenza di elementi generativi e compensatori, senza negarli.
- Creare uno spazio mentale familiare. Per spazio mentale familiare si intende un pensare alla famiglia su base generazionale, ossia tenendo presente non solo le relazioni genitori figlio adottivo, ma anche la relazione tra le generazioni, come nel caso dei nonni. Tocca a questi ultimi, infatti, accogliere l’adottato come continuatore della storia familiare e accettare che l’eredità sia affidata ad un membro geneticamente estraneo. Inoltre il supporto che essi offrono alla coppia genitoriale è cruciale sia sul piano emotivo che su quello organizzativo. In relazione alla scelta adottiva, i nonni devono fare un passo indietro, mettendosi da parte, dando piena fiducia ai figli soprattutto di fronte ad una scelta così impegnativa. La terapia familiare, con il supporto di uno psicoterapeuta a Napoli, può aiutare a gestire queste dinamiche complesse, e in alcuni casi, potrebbe essere utile un percorso di psicotraumatologia per affrontare eventuali traumi pregressi.
- Legittimarsi come genitori e sentirsi in diritto di deludere i figli. La costruzione della genitorialità adottiva passa attraverso la legittimazione di sé come genitore. Tale processo interiore è ben più difficile nel caso di incontro adottivo a causa dell’estraneità delle origini, dovuto sia all’assenza di un patrimonio genetico comune che alla mancata condivisone dei primi momenti di vita del bambino. Sentirsi legittimato come genitore significa non dipendere dall’approvazione dei figli ma svolgere le proprie funzioni, assumendosi la responsabilità di deludere i figli o di prendere decisioni non gradite. Questo meccanismo si rivela più difficile nel caso dei genitori adottivi i quali, nel timore di deludere i propri figli, tendono ad evitare tutti i contrasti temendo che le delusioni possano riattivare nel bambino adottato ulteriore sofferenza. La continua verifica dell’appartenenza generà così un meccanismo di sfiducia del figlio nei confronti del genitore che si sente inadeguato.
Se state affrontando il percorso dell’adozione, o se siete già genitori adottivi e avete bisogno di supporto, il nostro team di psicoterapeuti e psicologi a Napoli è a vostra disposizione. Contattateci per una consulenza personalizzata o visitate la pagina dei nostri appuntamenti per prenotare un incontro. Offriamo percorsi di supporto individuali, di coppia e familiari, per affrontare insieme le sfide e le gioie dell’adozione, con un approccio che può includere anche la terapia cognitivo-comportamentale.