Sviluppare un atteggiamento di cura e gentilezza verso te stesso

L’approccio di cura e gentilezza verso di Sé, è quello che potremmo definire approccio auto-compassionevole, non nell’accezione di pietà, bensì nel suo significato etimologico – dal latino cum patior – soffro con – e dal greco συμπἀθεια, sym patheia – “simpatia”, provare emozioni con… – indicando la competenza di consentire a noi stessi di essere toccati dalla sofferenza, nostra e altrui.

Perché abbiamo bisogno della compassione? Abbiamo bisogno della compassione perché la vita è dura. Anche se siamo nati in una situazione relativamente avvantaggiata, con pronto accesso al cibo, un posto confortevole dove vivere, persone che ci amano, istruzione e opportunità per conseguire i nostri obiettivi, tutti nelle nostre vite affrontiamo enorme dolore.

La psicoterapia basata sulla compassione permette ai pazienti di comprendere la loro sofferenza mentale in modi privi di vergogna e a fornire modi efficaci per lavorare con questa sofferenza. Negli ultimi anni, la Terapia Focalizzata sulla Compassione è stata usata in modo crescente negli ambulatori della salute mentale, innanzitutto nel Regno Unito dove è stata sviluppata e poi sempre di più nelle altre parti del mondo.

Di seguito, alcune cose utili da sapere, prima di iniziare una psicoterapia basata sulla compassione, presso il Centro Flegreo di Psicoterapia Cognitiva!

Soffrire è umano

È utile tenere a mente che soffrire è umano. Troppo spesso, quando soffriamo molto, invalidiamo la nostra esperienza emotiva – giudichiamo il nostro dolore come anormale o innaturale, o come un segnale che c’è qualcosa di sbagliato in noi. Le nostre menti ci dicono che non dovremmo sentirsi così, non dovremmo reagire così, dovremmo essere in grado di reagire meglio, non dovremmo avere questi pensieri e sentimenti. Spesso le nostre menti ci sminuiscono e ci raccontano che stiamo reagendo in modo eccessivo, o che siamo deboli, o che non è successo nulla di cui lamentarci. Ovviamente, questo tipo di atteggiamento aspro, critico, del “fattene una ragione” è esattamente l’opposto della gentilezza. Un dialogo interiore gentile implica fare esattamente il contrario, ricordando a noi stessi che è normale e naturale per l’uomo avere pensieri e sentimenti dolorosi quando la vita è difficile, quando commettiamo errori, quando veniamo respinti o quando facciamo esperienza del “reality gap” (un divario tra la realtà che desideri e la realtà che hai). E se le nostre menti confrontano in modo sfavorevole le nostre reazioni emotive con quelle degli altri (“Perché lo gestiscono meglio di me?”), possiamo ricordarci che siamo unici. Dopotutto, se qualcun altro sul pianeta avesse il tuo DNA unico, la tua infanzia unica, la tua unica storia della vita, il tuo unico corpo, avrebbero risposto esattamente nello stesso modo in cui tu hai risposto tu – perché, in effetti, eri tu!

Riconosci la tua sofferenza

Per la maggior parte di noi, la nostra “modalità predefinita” quando stiamo soffrendo è di fuggire da esso il più velocemente possibile; cerchiamo di sopprimerlo, evitarlo, negarlo, sfuggirvi o distrarci. E troppo spesso, le cose che facciamo per sfuggire alla nostra sofferenza non sono gentili e premurose (droghe, alcool, sigarette, cibo spazzatura sono alcuni esempi ovvi). Pensaci: se vuoi essere gentile con qualcuno che ami, che viene da te portando un grande dolore, che ti rende partecipe di quanto stia soffrendo, non cercheresti immediatamente di distrarlo con cose tipo:

“Oh guarda c’è una cosa scintillante!” “Hai visto quella nuova serie TV su Netflix?” Se queste fossero le tue prime risposte, saresti sgarbato e poco accogliente. Se volevi risultare gentile, la tua prima risposta sarebbe stata quella di riconoscere, con voce gentile e premurosa, quanto sia difficile, duro e doloroso.

Come posso essere più gentile con me stesso?

Un semplice modo per farlo è attraverso lo sviluppo dell’abilità del dialogo interiore gentile. Molti di noi sanno fin troppo bene quanto siano veloci le nostre menti a giudicarci e criticarci. Le nostre menti sembrano apprezzare ogni opportunità per estrarre un grosso bastone e prenderci a legnate; puntare i nostri difetti e fallimenti; etichettarci come “non abbastanza buono” in cento modi diversi. Quindi un aspetto essenziale è imparare a togliere il potere a quel dialogo interiore così severo imparando a “sganciarci” da quei giudizi severi, dalle storie “non sei abbastanza buono” quando questi si presentano. Con la psicoterapia possiamo imparare a togliere loro il potere e lasciarli andare e venire, senza essere catturati o portati in giro da loro.

In breve:

  1. Pratica la consapevolezza: Dedica del tempo ogni giorno per osservare i tuoi pensieri e sentimenti senza giudizio. Essere consapevoli delle proprie emozioni può aiutarti a comprendere meglio te stesso e ad affrontare la sofferenza con gentilezza.
  2. Coltiva la gratitudine: Trova momenti nella tua giornata per riflettere su ciò per cui sei grato. Concentrarsi sui lati positivi della vita può aiutarti a mantenere un atteggiamento di gentilezza verso te stesso e gli altri.
  3. Pratica l’auto-perdono: Accetta che tutti commettiamo errori e che fare esperienza di fallimenti è parte del processo di crescita. Perdona te stesso per gli errori passati e concentrati su come puoi imparare e crescere da queste esperienze.
  4. Sii compassionevole con il tuo corpo: Dedica del tempo per prenderti cura del tuo corpo attraverso esercizio fisico, alimentazione sana, riposo e auto-curativo. Ascolta le esigenze del tuo corpo e trattalo con gentilezza e rispetto.
  5. Cerca il supporto degli altri: Non esitare a chiedere aiuto quando ne hai bisogno. Parla con amici, familiari o uno psicoterapeuta se stai affrontando momenti difficili. Ricevere sostegno dagli altri può essere un atto di gentilezza verso te stesso.

Fonti:

  • Fare TFC – Guida pratica per i professionisti alla Terapia Focalizzata sulla Compassione (R. L. Kolts, edizione italiana a cura di G. Zucchi)
  • Semplici passi verso l’auto compassione, apprendere semplici strategie per aiutare te stesso a coltivare l’auto compassione (R. Harris, traduzione a cura di S. Torregrossa, psicologo).