Il disturbo bipolare: un disturbo che colpisce il 3% della popolazione

“Ogni giorno cerco il filo della ragione, ma forse non esiste o mi ci sono aggrovigliata dentro”.

“Baratro oscuro, deflagrazione, scintilla che muove il passato, caviglie che si rompono nel correrti dietro, dolore, tu sei la lepre viva che le mie mani conoscono fin dall’infanzia”

Queste sono solo alcune delle parole che Alda Merini ha scelto per descrivere la sua sofferenza mentale, il disturbo bipolare.

Il disturbo bipolare: un disturbo dell’umore che colpisce il 3% della popolazione

Chiamato in passato sindrome maniaco-depressiva o depressione bipolare, è un disturbo dell’umore e colpisce all’incirca il 3% delle persone nell’arco della vita. Complesso e non sempre facile da riconoscere per via di un quadro clinico spesso multiforme ed associato ad altre condizioni psicopatologiche, è un disturbo che se non rilevato e curato può avere importanti e gravi conseguenze sulla vita quotidiana, lavorativa, affettiva e relazionale, di chi ne soffre: ore di lavoro perse, rottura di relazioni affettive, periodi di spese immotivate ed eccessive, momenti di maggiore disinibizione sessuale o di intensa litigiosità e nervosismo, maggiore rischio suicidario.

L’aspetto centrale e caratteristico del disturbo bipolare è rappresentato dalla presenza di oscillazioni insolite (e marcate) del tono dell’umore. Le persone che ne soffrono possono passare infatti da una fragorosa euforia in un momento ad una cupa e profonda disperazione in un altro, senza una motivazione apparente che giustifichi tale profonda oscillazione.

Nel nostro cervello esiste una sorta di centro regolatore, che fa sì che la variabilità del nostro umore sia regolata e che esso risponda adeguatamente agli stimoli esterni e ai cambiamenti nell’ambiente circostante. Nel disturbo bipolare questo centro regolatore non funziona correttamente e ciò fa sì che il tono dell’umore diventi instabile, labile e indipendente dall’ambiente. Si osserva quindi da un lato un’instabilità affettiva, un’esasperata lunaticità che si riflette nella vita personale e relazionale di chi ne soffre e, dall’altro momenti di fissazione dell’umore che si ancora tra depressione da un lato ed eccitamento maniacale dall’altro.

Le variazioni dell’umore si coniugano con variazioni nei livelli di energia fisica, nella sensazione di efficienza mentale, nella qualità e forza dei pensieri, nella reattività agli eventi, nel sonno, nell’appetito e nel peso. Detto in altri termini, il disturbo dell’umore è come una gigantesca giostra emotiva sempre in moto, che si trascina dietro emozioni, pensieri, comportamenti, priorità, stile decisionale.

Come riconoscerlo. Il DSM-V, il più recente manuale per la classificazione dei disturbi mentali, riconosce, nella categoria del disturbo bipolare, il disturbo bipolare di tipo 1, di tipo 2, e la ciclotimia. Al di là delle specifiche differenze, ciò che caratterizza tali disturbi è l’alternanza di stati d’umore opposti nel corso del tempo.

Fasi depressive e fasi maniacali del disturbo bipolare

Le fasi depressive sono caratterizzate da un umore molto basso, tristezza generalizzata che accompagna la maggior parte del giorno, la sensazione che niente sia più in grado di dare piacere che si coniuga ad una dolorosa perdita del senso della vita. Sonno ed appetito possono facilmente risultare alterati così come le capacità di attenzione, concentrazione e memoria possono dimostrarsi meno efficaci. Stanchezza, affaticamento, perdita di energia rendono faticosa la gestione anche delle piccole attività quotidiane.

Le fasi depressive si accompagnano inoltre ad intensi e pervasivi vissuti di inadeguatezza ed inferiorità nella percezione di Sé, riduzione dell’autostima e marcati sensi di colpa. Esse possono essere così gravi da portare al suicidio o ad atti autolesionistici e, in genere, durano di più di quelle maniacali.

Nelle fasi maniacali invece l’umore si colora di euforia, accompagnata dalla sensazione di avere potenzialità personali enormi: tutto appare possibile e realizzabile e ciò spesso può condurre a scelte avventate o azioni impulsive che possono risultare pericolose per sé o per gli altri. Le persone in fase maniacale hanno la sensazione di una grande energia interna, tanto da non sentire il bisogno né di mangiare né di dormire. I pensieri sono veloci così come le parole, il comportamento diventa disorganizzato e inconcludente fino al punto da non fare in tempo ad iniziare un’attività che la si lascia a metà per passare ad altro, costruendo così la sostanziale incapacità di portare a termine alcun progetto.

Nelle fasi maniacali si rileva inoltre la presenza di un’eccessiva disinibizione che può portare a condotte socialmente inappropriate e un aumento del desiderio sessuale, che può essere vissuto come impellente e innescare comportamenti impulsivi. In alcuni casi, invece, la fase maniacale è prevalentemente caratterizzata da un umore disforico, accompagnato da una persistente sensazione di ingiustizia subita animata da irritabilità intensa, rabbiosità, litigiosità ed intolleranza. In questa fase può comparire il vissuto di essere controllato o perseguitato, che può strutturarsi anche in vere e proprie convinzioni deliranti, accompagnate da atteggiamenti e comportamenti aggressivi, con scarse capacità di valutazione oggettiva delle conseguenze delle proprie azioni.

Cura del disturbo bipolare: psicoterapia e psichiatria 

Come curarlo: La terapia del Disturbo Bipolare non può prescindere da un trattamento farmacologico somministrato da uno psichiatra esperto, grazie al quale la maggior parte delle persone può raggiungere un buon livello di stabilizzazione della malattia e condurre una vita normale e soddisfacente.

Psicoterapeuta a Napoli per la cura del disturbo bipolare

L’associazione di una psicoterapia al trattamento farmacologico rappresenta, allo stato attuale, la migliore possibilità terapeutica per il disturbo bipolare, perché aumenta l’efficacia del trattamento della depressione, migliora la gestione dello stile di vita personale, l’aderenza alla farmacoterapia, il monitoraggio dei sintomi  e, quindi, la tempestività degli interventi, la gestione degli aspetti relazionali e le strategie mentali di padroneggiamento dei sintomi. Tutto questo ha come conseguenza una diminuzione del numero e della durata degli episodi di malattia, una diminuzione dei ricoveri ospedalieri e dei tentativi di suicidio e un miglioramento nella qualità di vita percepita. Le linee guida indicano la psicoterapia cognitivo-comportamentale e quella interpersonale come le più efficaci.

Bibliografia