1. Quel bambino si muove in continuazione, è iperattivo, quindi è ADHD”.

Beh. Fermi un attimo forse stiamo correndo troppo.

Intanto partiamo con la definizione di ADHD.

Secondo il DSM-5 (APA, 2013) l’ADHD è un disturbo del neurosviluppo con origine neurobiologica e contraddistinto dalla presenza di disattenzione e/o iperattività e impulsività.  Tali caratteristiche devono essere presenti da almeno 6 mesi e interferire negativamente con il funzionamento scolastico/sociale. Infatti, spesso, i bambini ADHD hanno difficoltà relazionali con i compagni. Sono bambini che non vengono scelti in quanto ritenuti prepotenti, con poco autocontrollo, con ridotte abilità sociali, permalosi, poco aderenti a regole e rispettosi dei turni (Capodieci, 2018).

Iperattività Mentale nell’ADHD

Una delle sfide più significative per chi vive con un ADHD è l’iperattività mentale, ovvero il costante flusso di pensieri, idee e stimoli che possono rendere difficile concentrarsi su un singolo argomento e portare a termine una conversazione. Immaginate una schermata del computer con 10 finestre aperte. Ecco, la mente di un ADHD assomiglia molto a questa immagine.

esempio adhd

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Come diagnosticare l’ADHD?

Per poter porre una diagnosi di ADHD è necessario effettuare un approfondimento psicodiagnostico. Tramite test, colloqui, ed osservazione clinica, il professionista potrà stabilire se vi è un:

– Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività, Tipo Disattento

– Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività, Tipo Iperattivo-Impulsivo

– Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività, Tipo Combinato

Pertanto, L’ADHD non è semplicemente essere “distratti” e/o “iperattivi”. È una condizione complessa che coinvolge una varietà di sintomi e manifestazioni individuali. Tra i sintomi più comuni vi sono:

  • difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività di gioco
  • difficoltà ad organizzarsi nelle attività e sbadataggine
  • difficoltà a rimanere seduti
  • impulsività
  • tendenza ad interrompere gli altri
  • agitazione motoria

Cosa fare una volta ricevuta una diagnosi? Un caso pratico nella gestione dei compiti

diagnosi adhd cosa fare

I bambini ADHD fanno parte dei BES (Bisogni Educativi Speciali) e pertanto hanno un PDP (Piano Didattico Personalizzato) un profilo di didattica individualizzata che tiene in considerazione le difficoltà e le risorse del bambino. A sostegno del PDP ci sono diverse strategie che possono aiutare a gestire questa iperattività mentale e migliorare la qualità dello studio:

  1. Struttura e Routine: Creare una routine quotidiana strutturata può fornire un senso di sicurezza e prevedibilità. Ad esempio fissare orari per fare i compiti, fare pause, mangiare, dormire, e dedicarsi a hobby o attività ricreative.
  2. Gestione del Tempo: Utilizzare strumenti come gli orologi con timer o le app per la gestione del tempo può aiutare a suddividere lo studio in blocchi gestibili, permettendo allo studente di concentrarsi su una cosa alla volta e di limitare le distrazioni
  3. Pulizia: Nello svolgimento dei compiti eliminare tutto quello che potrebbe creare distrazione (cellulare, televisione, videogiochi,..) e lasciare sul banco solo il materiale necessario
  4. Chiarezza: Fornire consegne chiare e brevi. Nello svolgimento dei compiti le misure compensative previste dal PDP (ad es. mappe concettuali, immagini, video
  5. Apprendimento esperienziale: Trasforma i compiti da svolgere in giochi divertenti. Ad esempio se stai studiando i “materiali” puoi organizzare una caccia al tesoro dove segnare il materiale da cui sono composti gli oggetti nella stanza (finestra-vetro; legno-banco; carta-quaderno).
  6. Rinforzo: Premiare i comportamenti positivi con piccoli premi e gratificazioni
  7. Esercizio Fisico: l’attività fisica può aiutare a migliorare le funzioni esecutive, l’apprendimento e l’autocontrollo. Il bambino può fare degli esercizi anche da seduto (ad esempio sollevarsi con le mani dalla sedia)
  8. Terapia e sostegno psicologico: La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) può fornire strategie pratiche per gestire i sintomi dell’ADHD e affrontare le sfide quotidiane. E’ fondamentale, inoltre, il supporto da parte dei familiari, degli insegnanti e del gruppo classe.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.John W. Santrock, Kirby Deater-Deckard, Jennifer Lansford, Dolores Rollo (2021). Psicologia dello sviluppo

Horstmann K., Steer J. (2013). Aiutare gli alunni con ADHD a scuola. Strategie per promuovere l’autoregolazione e il benessere in classe. Trento: Erickson

Capodieci, A. (2018). La scala COM-R/Insegnanti: un aggiornamento sui profili e una integrazione per la rilevazione di difficoltà sociali nei bambini con e senza ADHD. Psicologia clinica dello sviluppo22(1), 169-184.